Nello Musumeci porta alla vittoria il centrodestra

Elezioni in Sicilia: il candidato di FI, Fratelli d’Italia e Lega stacca quello del M5S
Anche nell’isola il maggior partito resta quello dell’astensione

Palazzo dei Normanni a Palermo, sede del governo della Regione Siciliana
Palazzo dei Normanni a Palermo, sede del governo della Regione Siciliana

Il vincitore indiscusso delle elezioni siciliane è Berlusconi con la sua coalizione di centrodestra. La sua capacità di federare anche forze per molti versi lontane ha avuto ragione su ogni altra considerazione. Per raggiungere l’obiettivo ha dovuto fare qualche passo indietro e accettare un candidato presidente, Musumeci, del partito della Meloni, però è chiaro che nel suo progetto le elezioni siciliane dovevano essere un banco di prova per elezioni ben più importanti: quelle politiche che si terranno nei primi mesi del prossimo anno. Fratelli d’Italia e Lega non hanno avuto un grandissimo successo. Per Salvini, che si è speso tantissimo nella campagna elettorale, non è servito molto neppure abbandonare la dicitura ‘Nord’ nel suo partito. La somma dei numeri di Fdi e Lega (5,5%) è rimasta pressoché identica ai numeri delle precedenti elezioni. Tuttavia neppure Berlusconi è del tutto soddisfatto del risultato.

Musumeci 39,8 Cancelleri 34,6 Micari 18,6 Fava 6,1 La Rosa 0,7

Nello Musumeci è dunque il nuovo presidente della Regione Siciliana: il candidato del centrodestra ha sfiorato il 40% dei voti, garantendosi anche la maggioranza in Consiglio Regionale e prevalendo abbastanza nettamente su Giancarlo Cancelleri, rappresentante del Movimento 5 Stelle che, pur raccogliendo più voti del proprio partito, si è fermato al 34,6%. Più staccati gli altri tre in corsa: Fabrizio Micari (Centrosinistra) si è dovuto accontentare del 18,6%, Claudio Fava (Sinistra) del 6,1%, mentre Roberto La Rosa (Sicililani Liberi) non è andato oltre uno 0,7% di testimonianza. Tra le singole liste si impone il M5S con il 26,6% che dunque risulta il primo partito sull’isola ma ottiene otto punti percentuali in meno del proprio candidato a presidente; al secondo posto Forza Italia (16,3%) e, a seguire, Partito Democratico (13,0), Popolari e Autonomisti a sostegno di Musumeci (7,0), UDC (6,9%), Sicilia Futura (a sostegno di Micari 6,0), Diventerà Bellissima (la lista di Musumeci, 5,9%), Fratelli d’Italia e Lega (5,6), Cento Passi (la lista di Fava, 5,2%). Non eleggono consiglieri perché sotto lo sbarramento del 5% le altre liste, tra le quali spicca il risultato di Alternativa Popolare del ministro Alfano a sostegno di Micari (4,1%)

Ancora una volta, chi ha vinto realmente è stato l’astensionismo: solo il 46 per cento degli aventi diritto al voto si è presentato alle urne. In Sicilia non è un fatto nuovo: anche nelle precedenti regionali si era superato di poco il 47% e per questo è difficile essere troppo entusiasti delle vittorie.
Potrebbero cantare vittoria i grillini, visto che Cancellieri ha ottenuto il 34,6% dei voti ed M5S risulta il primo partito sull’isola col 26,6%. Soltanto che erano dati per favoriti nella corsa alla presidenza e, inoltre, speravano in una percentuale di voti ben più abbondante. Non per nulla si erano spostati sull’isola Di Maio, Di Battista e tutti gli esponenti più in vista del Movimento, compreso Grillo. Escono sconfitti dal voto Renzi, col suo centrosinistra, e Fava, con la sinistra unita.
Il Pd è ora la terza forza politica dell’isola, dopo M5s e FI. Se la sinistra unita voleva dimostrare di esistere non ha per nulla raggiunto l’obiettivo con i piccoli numeri che ha raggranellato. In questo momento si sta cercando di delegittimare il ruolo del Pd e di Renzi cercando di avallare di fronte all’opinione pubblica che essi sono usciti dalla competizione (la fuga di Di Maio dal confronto con Renzi in Tv va in questa direzione) e che il vero duello alle elezioni politiche di primavera si svilupperà tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle.
Non si tiene conto, però, di un fattore determinante: in Sicilia la legge elettorale ammette il voto disgiunto. Si può votare un partito e, nello stesso momento, il candidato governatore di un’altra lista. È quello che è accaduto in parte per Musumeci, ma soprattutto per Cancellieri, che ha ottenuto il 34,6% dei voti contro il 26,6% di M5s. E sembra che molti di questi voti provengano dal centrosinistra.
D’altra parte, non ci si poteva aspettare di meglio. La campagna elettorale ha visto una coalizione di centrodestra unita, a fronte di una sinistra e un centrosinistra che sono in lite costante tra di loro, quasi che gli altri partiti non esistessero. Una guerra “fratricida”, poco edificante tra gente che fino a poco tempo prima era nello stesso governo e aveva votato le stesse leggi.
C’è qualche difficoltà nel proiettare il risultato elettorale siciliano a livello nazionale. Va ricordato che il Rosatellum, il sistema elettorale col quale si andrà a votare alle politiche, non prevede il voto disgiunto e premierà le coalizioni. Entrano in ballo le alleanze e i giochi sono tutti da fare. Anche nel centrodestra, dove restano distanze notevoli tra le diverse anime. Un conto è governare una regione, un altro il Paese.