Il taglio dei fondi dell’Usaid “affronto alla dignità umana”
Il segretario generale di Caritas Internationalis, Alistair Dutton
Il segretario generale di Caritas Internationalis, Alistair Dutton

Il segretario generale di Caritas Internationalis, , (162 organizzazioni cattoliche di soccorso e sviluppo in 200 paesi nel mondo) non usa mezzi termini: “Riconosciamo il diritto di ogni nuova amministrazione di rivedere la propria strategia di aiuto all’estero.

Tuttavia il modo spietato e caotico in cui questa decisione insensibile viene attuata minaccia la vita e la dignità di milioni di persone (…), destabilizzerà le regioni che dipendono da questo sostegno e condannerà milioni di persone alla povertà disumanizzante o addirittura alla morte. Questo è un affronto disumano alla dignità umana”.

Si sa che in questi tempi di protagonismo caotico di Trump il mondo ha più di un motivo per essere in apprensione. Gaza, Ucraina, Siria occupano i nostri pensieri. Sono conflitti alle porte di casa e per questo attirano l’attenzione delle popolazioni europee. Purtroppo non ci sono solo queste guerre.

Ce ne sono altre, tantissime, che riguardano centinaia di milioni di persone, su queste si è tragicamente avventata la violenza decisionista di Trump. Uno dei primi provvedimenti presi è stato il congelamento dei fondi all’Usaid, l’Agenzia per gli aiuti umanitari degli Stati Uniti voluta nel 1960 da J. F. Kennedy per portare aiuti alle popolazioni in situazione di crisi nel mondo. si tratta di aiuti consistenti e indispensabili. Fino al 2024 coprivano quasi la metà delle risorse devolute nel mondo. Con il provvedimento viene azzerato il 92% del finanziamento destinato all’estero e la chiusura di circa 10.000 progetti di cooperazione umanitaria in tutto il mondo.

Quando si parla di cooperazione si parla di lotta alla malnutrizione, di vaccinazioni, di emergenza sanitaria e ambientale, di scolarizzazione, di gestione dei post conflitti, di campi profughi… un compito sostenuto spesso dalle Ong, dall’Oms, dall’Unicef, da Save the Children, dalle Caritas. Tanti sono i Paesi coinvolti: oltre ai soliti noti Mali, Repubblica democratica del Congo (una guerra che dura da decenni) Zimbawe, Uganda, Etiopia, Libano, Iraq, Messico (gestione dell’emigrazione), Brasile e Perù (questione Amazzonia), Yemen (metà degli abitanti dipende dagli aiuti umanitari e ora c’è l’allarme colera), Sudan (12 milioni di sfollati), Myanmar (3,5 milioni di sfollati interni), Siria, Ciad.

La decisione improvvisa non permette una riorganizzazione a breve termine e ha creato immensi problemi alle popolazioni e alle stesse organizzazioni internazionali. Si spera che le spese per il riarmo non vadano a detrimento della cooperazione internazionale e, soprattutto che non si cada in una logica puramente commerciale. In troppi Paesi le condizioni di vita sono disumane. Ci si meraviglia del fenomeno migratorio. Sotto c’è una logica elementare: chi è aiutato nel suo paese resta, chi non lo è si trova tra fame e guerra e, se può, scappa. Fingere di non vedere, voltarsi dall’altra parte, tagliare fondi è un “affronto disumano alla dignità umana”.

Giovanni Barbieri