È tempo di un nuovo statuto per l’ora di religione a scuola

Un invito a riflettere sulla funzione dell’insegnamento della religione in un contesto di grandi mutamenti nella dimensione religiosa della società italiana

Insegnante di religione in aula con alunni Foto Siciliani – Gennari/SIR)

Recentemente sui quotidiani nazionali si è riaperto il dibattito sull’ora di religione che ritorna periodicamente, soprattutto al momento delle iscrizioni alla scuola. La questione viene ripresa soprattutto da chi pensa che quest’ora sia soltanto un privilegio e un indottrinamento che la Chiesa continua ad esercitare nonostante i grandi mutamenti avvenuti nella società, grazie al Concordato del 1929.
In realtà, il nuovo Concordato del 1984 tenendo conto del mutato contesto sociale e politico giunse alla “sostituzione del Concordato cosiddetto ‘confessionalistico’ del 1929, con uno “a servizio della persona” e “nel rispetto delle indicazioni costituzionali che garantiscono la libertà religiosa senza che tale scelta possa dare luogo a discriminazione” con un insegnamento, culturale e storico e non catechistico, rendendolo facoltativo e abolendo l’obbligatorietà.
La successiva intesa del 29 giugno 2012 tra Stato e CEI, afferma che l’insegnamento della religione cattolica è impartito rispettando la libertà di coscienza degli alunni, si colloca nel quadro delle finalità della scuola e sottolinea il valore della cultura religiosa, in particolare cattolica.
Negli ultimi decenni, in realtà, assistiamo a grandi mutamenti nella società italiana. In una rilevazione dell’ISTAT, si osserva che il dato (del 2022) della frequenza settimanale ad un rito religioso comunitario è il più basso che si riscontra nella storia recente del nostro Paese. Negli ultimi 20 anni (dal 2001 al 2022), il numero dei “praticanti regolari” si è quasi dimezzato passando dal 36% al 19%, mentre i “mai praticanti” sono di fatto raddoppiati dal 16% al 31%.
In questo arco di tempo, la tendenza al ribasso è stata perlopiù progressiva, di anno in anno. Questi dati ci fanno capire una delle cause della minor richiesta di seguire l’ora di religione, (anche se nella nostra diocesi si mantiene su livelli più che accettabili).
Armando Matteo, nel saggio “Convertire Peter Pan” ci parla dell’uomo 4.0, un individuo scisso da ogni appartenenza, che rivendica il diritto di esprimere se stesso, distinguersi, che non prevede alcuna trascendenza, un individuo senza limiti: scompare dalla sua prospettiva la dimensione religiosa.
È in questo clima che si chiede di mettere fine all’ora di religione cattolica nella scuola italiana in favore di una formazione laica; è questo il vero dramma dell’uomo di oggi: l’aver tolto dalla sua prospettiva la religione, non solo la religione cattolica ma ogni religione. Recentemente nell’episcopato è in corso una profonda riflessione sulla possibilità di un nuovo statuto dell’ora di religione, visto l’incessante aumento del pluralismo religioso. Il vescovo Derio Olivero, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della CEI, ha introdotto questa tematica in un articolo sulla Rivista del Clero Italiano dal titolo “Insegnamento, religioni, spazio laico. Verso un nuovo statuto dell’ora di religione nella scuola pubblica”.
Visti i profondi mutamenti sociali e religiosi emersi in questi anni, diventa necessario ripensare l’ora di religione in chiave interreligiosa come «luogo dove le religioni sono riconosciute, dove il fenomeno religioso non viene taciuto, ma conosciuto e accolto come fattore capace di generare umanità e di costruire legami fraterni.
Nello stesso tempo un luogo non delegato a “qualcuno”, ma assunto dallo stato e dalle religioni, senza concorrenza e senza paura di invasioni di campo, nel rispetto delle tradizioni». Questa proposta si contrappone al falso concetto di laicità e richiama alla necessità, per una vera formazione umana integrale e profonda, delle religioni che, in tutti i luoghi, hanno sempre aiutato l’uomo a scoprire il mistero racchiuso in lui. Certo, le questioni da affrontare non sono poche e di non facile soluzione, ma, forse, è il caso di provarci.
I nostri due settimanali Il Corriere Apuano e Vita Apuana sono pronti ad ospitare le riflessioni di chi vuole intervenire.

Walter Fiani
Direttore dell’Ufficio Scuola
della Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli