
La crisi del Servizio Sanitario Nazionale, gratuito e universale: una conquista sempre più a rischio

Da qualche anno sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN)si muovono acque agitate, ci sono grosse carenze di servizi pubblici di prevenzione e cura di tutte le patologie. Mancano i medici e il personale di sussidio, i posti letto negli ospedali, le strumentazioni diagnostiche, le visite specialistiche tempestive. Il 20 novembre un nuovo sciopero generale del personale medico e sanitario in protesta contro il grande disagio che si è venuto a creare. I governi varano leggi finanziare con tagli ai fondi destinati alla sanità pubblica, ma non alle strutture private convenzionate.
Il problema è pertinente a varie responsabilità, quella politica è la più evidente e alimenta lo scontro con i partiti dell’opposizione. I giornali sono altro terreno di accanite denunce; è sempre presente l’antico conflitto ideologico tra orientamento a destra o a sinistra.
Responsabili della situazione che si è creata sono pure gli evasori fiscali, che tolgono allo Stato tanti soldi che servirebbero per il buon funzionamento del servizio sanitario secondo la Costituzione che all’art- 32 dice “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, questo obiettivo di alto valore etico e sociale si può raggiungere anche con contribuzioni fiscali proporzionali al reddito reale cosicché chi ha di più aiuta chi ha di meno. Il finanziamento pubblico alla sanità da qualche anno viene abbassato con la conseguenza che sempre più persone arrivano a non curare i loro malanni perché non hanno soldi per rivolgersi a studi professionali e cliniche private.
La legge sul SSN è in vigore dal 1978, promossa dal ministro della Sanità Tina Anselmi, che ebbe grossi meriti nella lotta partigiana, parlamentare nell’Italia democratica, ha elaborato una riforma che era modello per il mondo intero, dispone un servizio universale, cure per tutti, però in pochi anni si è andata sgretolando.
Nella sanità in Italia è scattato il Codice rosso, il massimo livello di allarme per recuperare quanto la legge dispone e per cambiare il futuro. A ottobre 2024 è uscito un libro frutto di una rigorosa e faticosa indagine su “come la sanità pubblica è diventata un affare privato”: un libro inchiesta che “in profondità con documenti , report riservati, storie, testimonianze e dati aggiornatissimi racconta come si è arrivati al tracollo della sanità italiana. Lo hanno scritto due autorevoli giornaliste d’inchiesta, Milena Gabanelli e Simona Ravizza del Corriere della Sera.
Partendo da indagine dei dati e testimonianze sono scese in profondità a cominciare dal medico di famiglia, sul quale si regge il SSN, in quanto da lui transitano tutte le prestazioni sanitarie e deve individuare i disturbi lievi, per evitare analisi e visite specialistiche non necessarie e le corse ai “Pronto Soccorso”
Ma si è infiltrato “un sistema poco trasparente mosso da affaristi che mettono in scacco anche la politica” per far convergere le scelte di analisi e ricovero sulla sanità privata e offrono migliori stipendi.“I professionisti che vogliono e cercano di curare al meglio i loro pazienti sono limitati” da questi conflitti d’interessi.
In piena pandemia nel maggio 2021 l’Ue varò il PNRR, un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Per l’Italia sono stati dati due miliardi di euro un po’a prestito da restituire entro il 2026, una parte a fondo perduto. Una quota è destinata a dare ai cittadini le Case di Comunità, strutture attrezzate per una “medicina del territorio” per le prime necessità e con presenza di medici tutti i giorni dalle ore 8 alle 20 e guardia medica notturna e per garantire le cure primarie e continuità assistenziale con l’ospedale.
Al momento queste Case sono decollate bene in Emilia-Romagna, sono avviate con ritardi in altre (La Toscana è quasi pronta) o si sono arenate, ridotte dal governo attuale da 1350 a 1038 unità. Sono giorni di definizione della legge finanziaria per il 2025, per la sanità tutti chiedono più fondi e non fare sprechi. Rimarrà “codice rosso”?