

Il Santo Padre ha concluso il Sinodo sulla sinodalità annunciando di non voler pubblicare un’esortazione apostolica post-sinodale, ma ha messo a disposizione del popolo di Dio il documento finale. “Aprire le porte, senza erigere muri”. “Alla luce quanto emerso cammino sinodale, ci sono e ci saranno decisione da prendere”. La sua decisione indica la volontà di mettersi in ascolto e che il cammino sinodale non è affatto concluso. Il documento offre indicazioni concrete che possono essere guida per la missione delle chiese nei diversi continenti e nei diversi contesti. Aggiunge il Papa: “Su alcuni aspetti della vita della Chiesa segnalati nel Documento, come pure sui temi affidati ai dieci Gruppi di Studio, che devono lavorare con libertà, per offrirmi proposte, c’è bisogno di tempo, per giungere a scelte che coinvolgono la Chiesa tutta”. Tra questi spiccano il ruolo della donna, l’esercizio del ministero petrino, del Papa in rapporto con le Conferenze Episcopali.

I lavori sono tutt’altro che conclusi. Non potrebbe essere diversamente se si tiene in considerazione la visione di Chiesa che il Papa ha offerto durante la celebrazione conclusiva. “Non una Chiesa seduta, ma una Chiesa in piedi. Non una Chiesa muta, ma una Chiesa che raccoglie il grido dell’umanità. Non una Chiesa cieca, ma una Chiesa illuminata da Cristo che porta la luce del Vangelo agli altri. Non una Chiesa statica, ma una Chiesa missionaria, che cammina con il Signore lungo le strade del mondo”. “Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo e si sporca le mani per servirlo”, riguardo al ruolo della donna si sottolinea che “non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo. Anche la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta”. In merito all’esercizio del ministro del Papa si guarda ad una “salutare decentralizzazione”, che comporta “di lasciare alla competenza dei pastori la facoltà di risolvere nell’esercizio del loro proprio compito di maestri e di pastori le questioni che conoscono bene e che non toccano l’unità di dottrina, di disciplina e di comunione della Chiesa”. C’è anche un ampio riferimento alle relazioni da stabilire con le persone e con lo stesso creato. Le parole che ricorrono più spesso”ascolto e dialogo”. In questo contesto il Papa ricorda che siamo tutti misericorfìdiati e cita Madeleine Delbrêl, “la mistica delle periferie”, che esortava: “Soprattutto non essere rigido. La rigidità è un peccato che tante volte entra nei chierici, nei consacrati, nelle consacrate”. C’è una seconda citazione della stessa Debrel: “ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi”.
Giovanni Barbieri