
Grazie alla collaborazione tra Micheli e il Vescovo Fiorini i primi numeri furono pubblicati quale supplemento della Giovane Montagna. La rivista promosse anche l’iniziativa sulla vetta dell’Appennino

È stata l’attenzione ai territori che ha spinto Giuseppe Micheli a fondare l’associazione “La Giovane Montagna (1899), cui è seguita la pubblicazione dell’omonima rivista, “organo degli interessi delle vallate Parmensi e Pontremolesi”, che intendeva dare voce e spazio alle tradizioni dell’Appennino tosco-emiliano e ai problemi di queste aree rurali, in cui era forte la presenza cattolica.
La rivista dovette chiudere per le leggi fasciste nel 1930, ma è stata fondamentale per la pubblicazione dei primi numeri de “Il Corriere Apuano”; infatti, grazie alla collaborazione tra l’allora vescovo di Pontremoli, mons. Angelo Fiorini, il Segretariato del Popolo e Giuseppe Micheli, i primi numeri del settimanale furono ospitati quale supplemento proprio de “La Giovane Montagna”, dal 7 settembre 1907 al gennaio 1908, quando iniziò la pubblicazione autonoma.

L’intuizione del vescovo Fiorini e del laicato cattolico pontremolese era quella di fornire alla popolazione diocesana sul territorio, ma anche all’estero (colpisce che già del primo numero è inserita la voce del costo dell’abbonamento fuori dall’Italia, a sottolineare come la Lunigiana sia da sempre terra di emigrazione) un organo di informazione di ispirazione cattolica, che ospitasse notizie nazionali, ecclesiali e locale.
Fin da subito “Il Corriere Apuano” appare come il settimanale di tutti: infatti, la redazione scrive nel primo numero: “Invitiamo poi tutti i nostri collaboratori e corrispondenti a farci pervenire non più tardi del mercoledì i loro scritti sereni ed obiettivi, trattando principalmente degli interessi locali. Ed ora tutti all’opera”.
Come ogni organo di informazione, anche il neonato settimanale lunigianese aveva intenzione di promuovere la riflessione critica. Scrive ancora la redazione: “Un terzo nemico ancora ci insidia, ed è l’apatia che invade il campo nostro. Noi dobbiamo destare i dormienti, richiamare al dovere quanti si professano cristiani, ma non vogliono prendere il loro posto in questi giorni di battaglia”.

Colpisce come anche all’epoca uno degli ostacoli da superare per un settimanale era quello dell’apatia. Siamo in un tempo in cui il suffragio non è ancora universale e in cui l’analfabetismo è una piaga non ancora debellata, ma il laicato cattolico, grazie alla collaborazione tra il vescovo Fiorini e Micheli, vuole iniziare a “dire la propria”, informando i cittadini pontremolesi. Un altro motivo per cui i lunigianesi dovrebbero essere grati a Giuseppe Michel è l’erezione della croce sul monte Marmagna.
Il 13 luglio 1901 Micheli su “La Giovane Montagna” lanciò l’appello per la costruzione della croce , trovando il favore dei vescovi di Pontremoli e di Parma. Moltissimi cittadini delle due vallate concorsero alle spese per l’opera, affidata alla ditta “Cugini e Mistrali” di Parma e inaugurata il 17 settembre 1901 dall’allora giovane vescovo di Pontremoli Angelo Fiorini, che salì fino alla cima del Marmagna.
Ciò che rimane dell’opera di Micheli in terra apuana è sicuramente un’attenzione a un territorio da preservare e valorizzare nelle sue peculiarità con uno sguardo sempre rivolto ai valori del cristianesimo sociale di cui fu propugnatore.
Riccardo Bassi