
In Lussemburgo e in Belgio. Francesco ha affrontato tematiche calde e di preoccupante attualità: pace, accoglienza dei migranti, abusi sessuali, responsabilità verso il creato

Il breve 46° viaggio di Papa Francesco in Lussemburgo e in Belgio non è stata una passeggiata. Le tematiche affrontate erano “calde” e di preoccupante attualità: pace, accoglienza dei migranti, abusi sessuali, responsabilità verso il creato, oltre,naturalmente, le stimolazioni più specifiche riguardanti la pastorale e l’evangelizzazione.
Il Belgio ha accolto il Papa con una certa freddezza. Le moltitudini festanti dell’ultimo viaggio nelle Filippine e nell’estremo oriente erano un ricordo quasi lontano.
È stato un viaggio dentro la secolarizzazione, dentro il cuore della vecchia Europa prigioniera della sua ossessione per i diritti individuali e nazionali, rattrappita nei suoi entusiasmi, prigioniera delle sue paure, capace di alzare muri, incapace di incidere sulle grandi questioni internazionali.

Il Lussemburgo è una piccola oasi è il “Paese dalle porte aperte”; è uno dei Paesi con il più alto Pil pro capite del mondo. È un Paese ricco.
Papa Francesco ricorda, a tutti, che la ricchezza “è una responsabilità” e che “sia sempre vigile l’attenzione a non trascurare le Nazioni più svantaggiate” affinché “siano aiutate a risollevarsi dalle loro condizioni di impoverimento”.
Il Lussemburgo, con poco meno della metà degli abitanti provenienti da altri parti dell’Europa e del mondo, “sia di aiuto e di esempio nell’indicare il cammino da intraprendere per accogliere e integrare migranti e rifugiati”.
Già in Lussemburgo il tema della guerra è presente. Riemergono “fratture” e “inimicizie” insieme ad una “pericolosa sclerosi che fa ammalare gravemente le Nazioni” e invita a mettere in cantiere “oneste trattative” per “onorevoli compromessi” che possono costruire sicurezza e pace evitando “inutili stragi” con costi umani altissimi.

Diverso è il clima nella visita in Belgio. La Chiesa locale non gode di buona salute attraversata com’è da crisi con la società civile a causa di scandali per abusi del clero su minori e all’interno della comunità ecclesiale per accese discussioni sul ruolo della donna nella Chiesa.
Papa Francesco non ha eluso i problemi. Prima di tutto ha voluto incontrare 17 vittime di abusi per ascoltare il loro “lamento che tocca il cielo”. Poi a più riprese è intervenuto duramente: “Gli abusi generano atroci sofferenze e ferite, minando anche il cammino della fede. E c’è bisogno di tanta misericordia, per non rimanere col cuore di pietra dinanzi alla sofferenza delle vittime”.
“Nella Chiesa non c’è posto per l’abuso – ha spiegato – Chiedo a tutti di non coprire gli abusi. Chiedo ai vescovi di non coprire gli abusi, di condannare gli abusi: che si sappia e che sia giudicato l’accusatore, sia laico, laica, prete o vescovo. Le persone abusate sono un lamento che tocca il cielo: la loro voce non venga coperta nell’indifferenza”.
Intervenire su argomenti di questo genere non è indolore, c’è tutta la sofferenza di una Chiesa che è violentata da alcuni suoi rappresentanti e che paga per la loro colpa. Il Papa non è indifferente di fronte a quest’opera di purificazione e invita a vivere n’essenziale del Vangelo, alla carità e alla misericordia, alla testimonianza operosa e gratuita. L’altro scoglio si presenta all’università cattolica di Lovanio.

Il discorso è di ampio respiro.“Noi siamo nel mondo per custodire la sua bellezza e coltivarla per il bene di tutti, soprattutto dei posteri, il prossimo nel futuro”. “Ma nessun piano di sviluppo potrà riuscire se restano arroganza, violenza, rivalità nelle nostre coscienze, anche nella nostra società. Finché il mercato resta al primo posto, la nostra casa comune subirà ingiustizia. L’opzione da fare è tra manipolare la natura e coltivare la natura”.
“Allargare i confini e diventare uno spazio aperto per l’uomo e per la società”, è la consegna per l’ateneo, insieme ad un duplice no: alla “stanchezza dello spirito” e ad un “razionalismo senz’anima, in cui oggi rischiamo di cadere nuovamente, condizionati dalla cultura tecnocratica”.

Tuttavia, in maniera del tutto scorretta, di fronte ad impegni ben più ampi esce una nota dell’università non firmata (strano!) di contestazione al Papa sulla presenza della donna nella Chiesa. Più volte ha alzato il grido di allarme per il rinvigorirsi della guerra soprattutto in Medio Oriente.
I vari temi vengono ripresi anche durante la conferenza stampa sul volo di ritorno. “La difesa deve essere sempre proporzionata all’attacco”: così Papa Francesco ha risposto ad una domanda sull’escalation in Libano. “Quando c’è qualcosa di sproporzionato si fa vedere una tendenza dominatrice che va oltre la moralità”.
Ha fatto scalpore la risposta alle sollecitazioni dei giornalisti: “Le donne hanno diritto alla vita: alla vita loro, alla vita dei figli – ha detto – Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza ti dice che al mese del concepimento ci sono già tutti gli organi… Si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono, permettimi la parola, sicari. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita”.
Giovanni Barbieri