
Al Festival della Mente a Sarzana la conferenza del prof. Alessandro Barbero sulla scelta del 1924

Al Festival della Mente a Sarzana lo storico Alessandro Barbero, sabato 31 agosto, ha parlato di ingratitudine, di cui diedero clamorosi esempi i mandanti e i cinque fascisti che uccisero Matteotti il 10 giugno di un secolo fa. Nomi e cognomi vennero svelati nell’inchiesta giudiziaria sull’assassinio del parlamentare socialista a carico di alti funzionari e dei cinque con a capo Amerigo Dumini, reo confesso esecutore dell’omicidio.
“Ingrati” si misero gli uni contro gli altri e anche contro Mussolini, che non poteva essere all’oscuro, se non il mandante del delitto. Una storia di ricatti, minacce, allusioni, memoriali che “potrebbero svelare tutto”.
Mussolini è in difficoltà, il clima politico è molto tormentato, i fascisti non rispondono alle denunce degli oppositori, dei socialisti, di Velia moglie dell’ucciso. Si arriva al “gossip” di mascherare il fatto come “avventura donnesca” di Matteotti o di uccisione fatta dall’opposizione per danneggiare il governo.
In Parlamento è caos, ci sono ancora i partiti, ma l’Italia è in preda alla violenza dei manganelli dei fascisti e della Ceca, la polizia segreta. Mussolini pure lui “ingrato” obbliga alle dimissioni i fedelissimi esecutori dei suoi ordini.

Condannati in tribunale, comunque se la cavano con pochi anni di carcere grazie ad amnistie, alcuni fuggono all’estero. Dumini, che aveva avuto garantita l’immunità per uccidere Matteotti, vuole essere salvato, riesce a cavarsela e morirà nel 1967. (Nel 1947 sarà fatta una nuova inchiesta con condanne al carcere, ma presto saranno liberi con l’amnistia Togliatti e poi nel 1953 con l’amnistia Pella).
In quei mesi del 1924, mentre il paese è spaventato, l’opposizione è furibonda, Mussolini traballa ma il re calorosamente gli conferma la fiducia. La borghesia italiana e molti cattolici hanno paura dei “rossi” bolscevichi vincitori in Russia, ritengono che sia meglio mantenere Mussolini che passare a Stalin.

Il capo del governo ottiene la fiducia ad enorme maggioranza, votano sì Benedetto Croce con voto “prudente e patriottico” e pure futuri grandi antifascisti. L’opposizione compie l’errore di tutta una vita: si ritira dal Parlamento illudendosi che il governo sarebbe caduto dopo l’abbandono chiamato secessione dell’Aventino con richiamo all’apologo della controversia della plebe a Roma nel 494 a.C.
Barbero valuta “catastrofico” l’errore di abbandonare il Parlamento (contrari Gramsci comunista e don Sturzo dei popolari, che va esule, e Filippo Turati dice che il movimento operaio socialista si era”imboscato”).
Lo storico Gabriele De Rosa scrive che, quando fu scoperto il delitto Matteotti, i partiti democratici “erano già pronti a passare sul terreno della testimonianza, della protesta etica, nella estrema speranza di riuscire a fare il vuoto attorno aI fascismo, di isolarlo nella coscienza comune dei cittadini”.
Non fu così: i fascisti avevano una forte maggioranza grazie al premio della legge elettorale Acerbo e il 3 gennaio 1925 Mussolini spavaldamente disse di essere mandante e responsabile di tutto. Leggi fascistissime, tribunali speciali, censura, ripristino della pena di morte, confino ed esilio: è la dittatura, è la politica totalitaria dello Stato che tutto decide e tutto controlla.
Dopo l’esperienza diretta del male fascista un numero sempre più grande di italiani seppe ribellarsi costruendo dal basso una democrazia costituzionale, consapevoli che le libertà democratiche vanno sempre custodite con impegno vigile dei cittadini, ancor più è vero nel momento attuale che ha preoccupanti analogie con quel passato. “Democrazia è libertà e partecipazione” cantiamo con Giorgio Gaber.
(Maria Luisa Simoncelli)