Piccoli e invisibili: nel mondo 12 milioni di  bambini vittime di schiavitù

Save the Children: con la tratta dei migranti clandestini lo scandalo degli schiavi si allarga anche all’Europa e all’Italia

Un gruppo di immigrati: sono spesso vittime della “tratta di esseri umani”
(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Un dato sconvolgente: sono 50 milioni le vittime delle nuove forme di schiavitù, di cui 12 milioni sono bambini o, comunque, minori. A dichiararlo è Save the Children in occasione della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani, che ricorreva il 30 luglio.
Il Rapporto della ong si intitola “Piccoli Schiavi invisibili”, e prende in considerazione la schiavitù moderna, come definita nel rapporto Global Estimates of Modern Slavery, cioè il lavoro forzato e il matrimonio forzato.
Tra i minori, 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1,7 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,3 milioni) – in ambiti quali lavoro domestico, agricoltura, manifattura, edilizia, accattonaggio o attività illecite – mentre 320 mila risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate.
I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni. Il fenomeno dei matrimoni forzati, organizzati dai genitori o dai parenti stretti delle vittime, geograficamente interessa maggiormente l’Asia Orientale (14,2 milioni di persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall’Africa (3,2 milioni di persone coinvolte, 14,5%), dall’Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone, 10,4%).
A lavoro e matrimoni forzati si affianca poi il dramma della “tratta di esseri umani”, fattispecie giuridicamente distinta, ma spesso sovrapponibile da un punto di vista umano a causa della finalità di sfruttamento. Se si considera anch’essa, lo scandalo della schiavitù non risparmia l’Europa.
Nel quinquennio 2017-2021 in Europa sono state circa 29.000 le vittime di tratta censite. In poco più di un caso su due, la tratta avviene per sfruttamento lavorativo (53% delle vittime) e nel 43% dei casi per sfruttamento sessuale, mentre il restante 4% riguarda altre forme di sfruttamento, come accattonaggio o attività illecite.
Nella maggior parte dei casi, le vittime di tratta sono persone adulte (84%), di sesso femminile (66%), ma una percentuale significativa è composta da minorenni (il 16% delle vittime).
Tra i più piccoli, fino agli 11 anni di età, le vittime sono quasi in egual misura sia bambini che bambine, mentre in tutte le altre fasce d’età la prevalenza di sesso femminile è netta (con un picco del 77% di ragazze nella fascia d’età fra i 15 e i 17 anni).
I bambini e le bambine vittime della tratta sono maggiormente soggetti a forme di abuso psicologico, fisico e sessuale rispetto alle vittime adulte. In particolare, il 69% dei minori subisce una forma di controllo psicologico, il 52% è minacciato e ingannato attraverso false promesse, mentre un 46% è soggetto a controllo fisico.

(Foto Caritas Italiana)

In Italia, solo un anno fa, il rapporto di Save the Children squarciava il velo sulla condizione dei figli e delle figlie dei braccianti che lavorano nei terreni agricoli di Ragusa e Latina, mettendo in luce una condizione di sfruttamento portata oggi alle cronache a seguito della morte di Satnam Singh.
Nei primi cinque mesi del 2024 il Numero Verde Nazionale in aiuto alle vittime di tratta e/o grave sfruttamento ha svolto 1.150 nuove valutazioni con potenziali vittime. La nazionalità nigeriana si conferma sul territorio italiano la principale per numero di nuove valutazioni (25,2%), seguita da quella ivoriana (13,6%) e marocchina (11,2%).
“Dalle analisi conseguite in questi anni abbiamo visto come alcuni fattori hanno contribuito a rafforzare queste forme di abuso – spiega Raffaela Milano, direttrice ricerca e formazione di Save the Children – come l’emergenza Covid, le crisi umanitarie, le crisi climatiche e soprattutto i conflitti regionali o nazionali. Nelle aree di conflitto, infatti, le circostanze producono un aumento della povertà e delle situazioni di vulnerabilità familiari e personali, che si traducono in sfruttamento”.
Per capovolgere la situazione, spiega ancora Milano, “è necessario porre l’attenzione sul tema dell’investimento dei Paesi in politiche di contrasto alla schiavitù, sempre più forti sul piano internazionale e nazionale.”
Il Rapporto evidenzia il forte nesso tra flussi migratori, mancanza di canali migratori sicuri e tratta di persone. “La difficoltà di accedere a canali sicuri e legali di migrazione alimenta inevitabilmente la tratta, poiché – rileva la Milano – la persona migrante è costretta a sottoporsi a uno stress psicologico e fisico fortissimo, esponendosi inoltre al rischio di varie forme di sfruttamento nei Paesi di transito e di arrivo. Questo è riscontrabile anche in Europa dove minori non accompagnati rischiano di finire nelle mani dei trafficanti senza scrupoli per l’assenza di canali di ricongiungimento familiare veloci”.
Mentre a livello comunitario e italiano le politiche migratorie di anno in anno diventano sempre più restrittive, emerge come urgente la necessità di proteggere le figure più fragili come bambini, adolescenti o donne con bambini al loro arrivo.

(Davide Tondani)