
A colloquio con don Giovanni Perini, cappellano nell’Istituto Penale Minorile di Pontremoli
Da qualche anno la città di Pontremoli accoglie l’Istituto Penale Femminile Minorile (IPM) in quella che un tempo fu la Casa Circondariale di via IV Novembre; qui riveste il ruolo di cappellano volontario (su nomina vescovile) don Giovanni Perini, coparroco nell’unità pastorale “Città di Pontremoli”.
Don Giovanni ha accettato volentieri questa intervista purché “non si concentrasse soltanto sulla sua figura di cappellano” ma soprattutto si potesse spiegare l’importanza di questa realtà e quanto si svolge in essa.

Il sacerdote ci racconta di come, quello di Pontremoli, possa vantare di essere l’unico Istituto Penale Femminile Minorile presente nel territorio italiano. In Italia, infatti, ci sono altre due strutture simili, una a Casal del Marmo, periferia nord-ovest di Roma (dove per ben due volte Papa Francesco ha celebrato il rito della lavanda dei piedi durante la messa “in coena Domini” del Giovedì Santo); l’altra – attualmente chiusa- è invece a Nisida, nella città metropolitana di Napoli. Ma, a differenza di Pontremoli, in questi due luoghi è presente anche la sezione maschile.
L’Istituto Minorile ha una conformazione particolare che, ponendo l’interesse su persone minorenni che hanno commesso piccoli reati, sviluppa la propria attività con l’intento della rieducazione.
La formazione dei giovani è personalizzata affinché riescano a comprendere i propri errori, imparino a rispettare le regole e a rapportarsi con il “mondo esterno”. A Pontremoli, salvo qualche eccezione, le ragazze rimangono da qualche settimana ad alcuni mesi e per ciascuna di loro si studia un particolare percorso, attraverso modalità sia interne che, per quanto possibile, esterne alla struttura.

In questo periodo sono ospitate undici ragazze con cittadinanza italiana (anche se alcune provengono da etnie diverse) che giungono prevalentemente dal nord Italia. Ognuna di loro arriva con il proprio “vissuto”, la propria storia, la propria cultura.
L’Istituto si impegna, qualora necessario, a consentire loro un percorso di istruzione secondaria di primo grado (le scuole medie) che avviene all’interno della struttura mentre, per quanto riguarda le scuole superiori, alcune vengono indirizzate a frequentare le scuole pubbliche locali. Numerose sono le attività che, grazie all’intervento di volontari, l’Istituto svolge: dalla scuola di chitarra all’interesse per il cucito.
Si propongono anche visite di conoscenza nel nostro territorio e di varie realtà che esso ospita… Lo scorso anno, per citare un esempio, l’Istituto era presente a “Medievalis” con un banchetto di oggetti realizzati in proprio.
Ma, afferma don Giovanni, quello che fa di Pontremoli un fiore all’occhiello per le ragazze è il ruolo “ammirabile” che viene svolto tanto da chi riveste ruoli direzionali come dai vari agenti che garantiscono ordine e sicurezza.
Un ruolo che si prolunga grazie all’attività decisiva dei volontari che offrono la propria esperienza per realizzare risultati di successo. Uno di questi è senz’altro l’esperienza teatrale che ogni anno permette di godere di uno spettacolo ben curato. Quindi ci sono altre iniziative (come cene e tombolate) che alcune associazioni locali promuovono e che riscuotono eco nella popolazione.
Don Giovanni racconta poi l’esperienza di una giovane che, raggiunta la maggiore età e avviandosi al termine dell’anno scolastico, è stata accolta presso una famiglia della nostra zona e, grazie ad un particolare percorso di inserimento, offre un po’ del proprio tempo operando in un settore dell’attività scolastica, in un bar e in una RSA.
Quello che è importante, per ogni ragazza, non è soltanto il percorso durante la permanenza nell’istituto minorile ma anche quale potrà essere il riscontro al termine di esso poiché, in alcuni casi, non è possibile contare su situazioni familiari favorevoli e ci potrebbe essere il rischio di “ricadute” pericolose.
Per quanto riguarda l’attività pastorale don Giovanni racconta che, tranne occasioni particolari, normalmente non vengono celebrate S. Messe all’interno dell’Istituto Minorile e di come, ogni due mesi, si incontri con tutti i cappellani degli istituti penali toscani per riflettere insieme sulle varie attività da svolgere e come strutturarle.
Attualmente, nell’Istituto di Pontremoli, si vive un momento settimanale di preghiera, ascolto e condivisione: l’intento è quello di concentrarsi più su queste forme di “pastoralità” che su liturgie celebrative. Durante questi momenti, per le ragazze, è possibile aprirsi al dialogo e al confronto, parlare liberamente e relazionarsi anche tra loro.
Questi incontri si articolano anzitutto sulla Parola di Dio ma permettono di “ampliare gli orizzonti” poiché, oltre chi professa la religione cristiana, ci sono ragazze che sono di altre religioni.
Don Giovanni confida quanto le ragazze siano state felici di incontrare il Vescovo e di suonare durante la S. Messa che ha celebrato con loro. La stessa esperienza che hanno vissuto in un paese del nostro territorio vivendo un momento “unico”.
Attualmente, per i continui avvicendamenti delle ragazze ospiti nell’Istituto, non sono possibili percorsi pastorali “a lungo termine” ma questo serve per imparare ad “abbandonarsi alla volontà di Dio” e all’imprevedibilità della vita.
Allo studio poi, su proposta dei vescovi italiani, le modalità locali e diocesane per poter vivere una giornata annuale dedicata alle carceri e poter inserire altre attività in luoghi ed ambienti delle nostre città.
Alla domanda su quanto questo ruolo stia arricchendo la sua esperienza umana e sacerdotale, don Giovanni afferma che prova ad essere soltanto “strumento della presenza del Signore che agisce con vie lontane da noi”. Inoltre l’essere cappellano gli ha insegnato ancora di più il donarsi “gratuitamente” perché le persone per cui dona il suo tempo forse, lasciata la struttura, potrebbe non incontrale più.
Fabio Venturini