
A Lucca la mostra, aperta fino al 29 settembre, ospita alcune opere della Gipsoteca di Possagno

Antonio Canova è il massimo esponente del Neoclassicismo italiano, che si presenta come reazione agli “eccessi” del barocco, intesi in senso piuttosto negativo perché non si era ancora capita l’identità della grande arte barocca, interprete dello smarrimento che portarono la rivoluzione copernicana e la rivoluzione scientifica galileane con visione del “mondo alla rovescia”.
Il bello è identificato con la classicità greca, Winkelman scopre Pompei, trionfa il mito di Omero, Vincenzo Monti traduce Iliade, Pindemonte Odissea. L’Accademia dell’Arcadia propone scene di vita bucolica della terra greca.
A Fivizzano la semplicità dei pastori è espressa nei versi di Giovanni Fantoni “arcade e giacobino”. Lo stile neoclassico è rigoroso ma ha calore e trasmette vibrazioni emotive.
Lo storico dell’arte Carlo Ludovico Raggianti coglie la raffinatezza coltivata al massimo unita a spontaneità naturale e originalità: è questa la cifra stilistica del Canova: il canone desiderato è esprimere “nobile semplicità e quieta grandezza”, vivere le passioni come “calore di fiamma lontana”come fa Didimo Chierico, figura autobiografica dell’amico Ugo Foscolo.
Canova diede valore all’Accademia di Carrara, frequentata dall’allievo danese Thorvaldsen. Molti sono “I marmi degli zar” scolpiti da artisti carraresi commissionati per l’Ermitage di Sanpietroburgo (due mostre furono fatte in palazzo ducale a Massa).
Il gruppo delle Grazie, monumenti funebri, Paolina Borghese Bonaparte, Amore e Psiche, Orfeo, Il Minotauro ucciso da Perseo,Venere Italica sono tra i capolavori canoviani. All’ingresso della Galleria Brera a Milano Napoleone lo raffigura come Marte pacificatore. A Parma Maria Luigia d’Asburgo è statua della Galleria Nazionale.
La Venere Italica fu modellata mentre Foscolo, grande poeta di forme neoclassiche che interpretano una già romantica sensibilità, componeva il poemetto rimasto incompiuto “Le Grazie”, dedicato con ammirazione all’amico Canova.
Il logo della mostra di Lucca è il gruppo Venere e Adone. Ci sono anche inedite bozze di busti e bassorilievi e pitture dell’artista. Le sale espongono pure ritratti di sovrani e nobili dipinti da Pompeo Batoni, lucchese fu il più grande ritrattista del Settecento in Europa, se lo contendevano pagando onorari elevati, sono collocati dentro paesaggi italiani con rovine antiche mentre facevano il Grand Tour per il loro percorso formativo. Batoni è lodato per la verosimiglianza dei tratti somatici con interpretazione del carattere; preziosi i dettagli dell’abbigliamento e degli arredi, bellissime le figure di donne e di giovani ricchi e arroganti.
Batoni è anche pittore sacro fra i più grandi; sua è l’immagine del Sacro Cuore di Gesù nella chiesa dei Gesuiti in Roma: è un Gesù bello, giovane, con lunghi capelli ricci che indica il suo cuore sfavillante di luce.
Con alto gradimento la mostra e la città d’arte sono state visitate il 2 marzo per iniziativa di Associazione “V. Bianchi” e Centro Ricreativo Comunale.
(m.l.s.)