Giornata mondiale della Poesia: 21 marzo
Marzo pare brillare nel cielo lucido mentre soffia la lieta novella della Primavera intrisa di germogli, di erba nuova, dell’occhieggiare discreto delle viole : sinonimo di rinascita e speranza.
Forse, anche per questo, l’Unesco ha stabilito di celebrare, il 21 Marzo, la “Giornata mondiale della Poesia”. Istituita nel 1999, quest’anno, tale ricorrenza festeggia un compleanno importante con ben 25 candeline da accendere, senza spegnerle … Il termine poesia deriva dal verbo greco “poieo” che significa “fare, produrre”. La poesia, infatti, è l’arte di produrre composizioni variegate.
Essa resiste dalla notte dei tempi ed anticamente aveva un ruolo sacro, tanto da essere considerata strumento che metteva in contatto il cielo con la terra. In effetti i componimenti poetici, alta forma d’arte, con la scelta e l’accostamento di parole, secondo particolari forme metriche, trascendono le lingue dei singoli autori riuscendo a comunicare con tutti. Grazie anche alla musicalità che si lega al significato semantico destando, nel lettore attento, infinite sensazioni e manducati ricordi che arricchiscono il bagaglio culturale e interiore di ciascuno di noi.
Il poeta è colui che riesce a riprodurre stati d’animo capaci di “contagiare” positivamente le persone che, nonostante lo scorrere velocissimo del tempo, si rifiutano di affossare le delicate sfumature dei sentimenti che, fortunatamente, resistono e vogliono essere vissuti in modo incisivo.
A proposito di Primavera ci piace ricordare una fra le tante, belle poesie mandate a memoria, sui banchi di scuola. Oggi, purtroppo, dimenticate. “L’aquilone” di Giovanni Pascoli. Grande figura del Novecento.
Una delle personalità più complesse, affascinanti e tormentate della nostra Poesia. “Picconato” da Benedetto Croce che non amava la sua poetica del “fanciullino”, giudicata leziosa, le sue onomatopee, la sua arte decorativa, anteponendogli il robusto, classico Carducci, Pascoli cadde nel “cono d’ombra”.
Eppure, ai giorni nostri, la sua visione del mondo fondata sul mistero, sull’umanità e sulla fratellanza universale, è tornata alquanto attuale.
Nella poesia “L’aquilone”, composta a Messina, Pascoli rievoca il passato che si sovrappone al presente. Intenerisce la descrizione della Primavera ad Urbino nella quale aria, piante, fiori… formano il mosaico del trionfo della natura, la descrizione precisa della vita in collegio, le voci della camerata, le urla gioiose nel veder prendere quota gli aquiloni : simbolo della freschezza, della fanciullezza, dell’innocenza.
Del resto i giochi con i compagni sono sempre rimasti fra i temi più cari al poeta che amò, in modo particolare, codesta lirica. Infine commuove quell’eco di pianto sconsolato, a distanza di anni, per il ricordo nitido della morte precoce del caro amico, e compagno di camerata, Pirro Viviani, il quindicenne dai “bei capelli ad onda…”
Di fronte ad emozioni così forti sentiamo il bisogno di fermarci, staccando il piede dall’acceleratore, chiudendo la porta a ciò che ci disturba ed invade onde riassaporare stupore. Poesia, ponte interculturale per mettere ali alla nostra interiorità, alla comprensione dei linguaggi, alla condivisione, alla bellezza… valori che rafforzano il pilastro “Pace”.
Ivana Fornesi