A qualche mese dalla sua uscita in Italia sono tentato di dire qualcosa su quello che è stato un po’ in tutto il mondo un caso di clamoroso interesse letterario: prima di essere scritto il romanzo di Garth Risk Hallberg “Città in fiamme” (edizione Mondadori pagg. 1005, euro 25 traduzione di Massimo Bocchiola) ha usufruito di un anticipo di due milioni di dollari che ha provocato una prevedibile attesa e favorito un gran numero di supposizioni. Da noi è stato accolto da pareri generalmente favorevoli con l’eccezione di una stroncatura piuttosto malevola e risentita da parte di Federico Rampini giornalista di Repubblica e scrittore a sua volta, cittadino sia italiano che, recentemente, statunitense. Si tratta di una narrazione fluviale che ha per centro New York nel periodo che va dal capodanno 1976 ed il 13 luglio 1977 quando alle ore 21,30 la città venne travolta da un blackout che durò 24 ore. La notte del capodanno precedente una ragazza era stata ferita mortalmente da alcuni colpi di pistola in Central Park, si tratta di Samantha Cicciaro e sulle tracce di chi possa essere all’origine dell’aggressione si muove un poliziotto, Larry Pulaski , che qualcuno potrebbe dire valere da solo il prezzo del biglietto. Attorno si muovono ricchi ereditieri, broker, docenti , giovani musicisti, giovani e basta, artisti e trafficoni in un coacervo di intrecci che pian piano intersecandosi potrebbero costituire occasioni di possibili soluzioni per il caso dell’omicidio ma anche aprire nuovi segmenti narrativi diretti in ben altra direzione. Alla fine i conti potranno tornare per tutti come nel vecchio tradizionale romanzo ottocentesco ma con affondi ben collegati al nostro mondo oggi. Del resto l’autore si serve anche di inserti narrativi che ricordano, almeno a me, un grande autore americano della prima metà del novecento, John Dos Passos, che attraverso documentazioni reali od immaginarie conferiscono all’opera il giusto sapore di realtà. Non conosco gli esiti commerciali del romanzo e in verità mi interessano abbastanza poco, mi interessa invece affermare, a torto o a ragione, che si tratta di un romanzo di cui si sentiva il bisogno.
Ariodante Roberto Petacco