La villa del seminario nel cuore della Maremma

Per il grossetano Sacha Naspini (1975) il successo è arrivato nel 2018 col travolgente “Le case del malcontento” permettendo di recuperare gli esordi (“L’ingrato”, 2011, “Never alone”, 2009, “I carriolanti”, 2009, “Le nostre assenze”2012 “Il gran diavolo” “Ciò che Dio unisce”2014) per caratterizzarlo con un regionalismo capace di essere organico con autori come il lontano, e purtroppo dimenticato, Francesco Serantini, Cosimo Argentina, Omar Di Monopoli, Sandro Piazzese, Domenico Dara, Paolo Grugni, Daniele Benati, Ugo Cornia o il Cammilleri “senza Montalbano”, senza dimenticare l’antico Renato Fucini e chissà quanti altri.
Collocazione che non limita ma insaporisce storie che nell’ambientazione regionale trovano l’habitat combinatorio coi grandi temi della grande o piccola storia. In questo suo ultimo “Villa del seminario” (e/o pagg. 207, euro 17.50) parte da un fatto vero come l’affitto da parte della proprietà (il vescovo di Grosseto) del caseggiato del seminario di Roccatederighi ai nazifascisti per realizzare un campo di internamento di ebrei che saranno in seguito trasferiti a Fossoli e quindi ai lager di sterminio.
Il borgo di Le case (recupero struggente da “Le case del malcontento”) è l’ambito della storia il cui protagonista è il ciabattino Renato Cappelli detto Renè ma perseguitato dal soprannome di Settebello per un infortunio sul lavoro che lo ha privato di tre dita alla mano destra.
Unica amicizia vera con la sartina Anna vedova cui hanno ucciso il figlio (unico) per la sua militanza partigiana. Renè vede cosa accade attorno a lui ma col distacco necessario, secondo lui, alla sopravvivenza. Anna decide di raggiungere i partigiani e quando, in seguito, circola la notizia che al seminario siano arrivati tre membri della resistenza tra cui una donna decide di intervenire.
La vita cambierà connotandosi in piani ardimentosi quanto astrusi, la sicurezza degli atteggiamenti saranno sconvolti al limite del soprannaturale, i ruoli si definiranno per portare a scelte grottesche al limite del comico, ma anche della genialità insospettata.
Una vera e propria storia di formazione per un cinquantenne deluso al limite dell’incapacità per un percorso punteggiato da acre umorismo in cui la componente regionalistica aggiunge con l’affabulazione tipica di una maremma-mondo una riflessione acuta e dolente per quelle storie in cui non vorremmo mai imbatterci ma che sono necessarie tanto quanto non eludibili. Per la cronaca aggiungiamo che al “Le case del malcontento” sono seguiti prima di questo “Villa del seminario” sia “Ossigeno” (e/o 2019) che “Nives” (e/o 2020) e “La voce di Robert Wright” (e/o 2021).

Ariodante Roberto Petacco