Quel 1923 infausto per l’Italia: nasce la Milizia Volontaria

Nel 1926 sarà poi attiva l’OVRA polizia segreta del regime fascista; sigla che già nel suono doveva far paura

(foto da Wikipedia)

Le tensioni sociali, politiche ed economiche molto forti del dopoguerra diedero spazio alle violenze delle squadre di giovani che tutti uniti avevano forte volontà di potenza e da partito armato volevano arrivare a comandare in Parlamento, condizionavano lo stesso Mussolini, presidente del Consiglio. Fino alle leggi “fascistissime” del 1926 non fu unico dominatore del partito fascista: contavano di più squadristi come Balbo, Farinacci Michele Bianchi (che voleva una dittatura subito), promotori di violenze e incidenti anche molto gravi, ma beneficiati da amnistia. Mussolini fu da loro obbligato a trasformare le squadre in una Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale posta sotto la sua diretta autorità ma a carico dello Stato, quindi a struttura costituzionale. L’atto ufficiale di nascita della Milizia fu compiuto nella prima riunione del Gran Consiglio del fascismo, tenuta nel suo appartamento privato il 12 gennaio 1923.
I fascisti avevano una cinquantina di seggi in Parlamento, si imponeva un governo di coalizione di cui fecero parte ministri e sottosegretari popolari, liberali, democratici, nazionalisti, cattolici. Bisognava liberarsi di loro: il 21 luglio 1923, in vista di nuove elezioni, Mussolini riuscì a far passare la legge elettorale Acerbo che eliminava ogni criterio serio di proporzionalità: la lista che avesse ottenuto un quarto di voti avrebbe avuto due terzi dei seggi alla Camera. Le elezioni politiche del 1924, svolte con sopraffazioni dei fascisti, denunciate da Giacomo Matteotti e per questo assassinato, diedero al PNF 4.653.488 voti e 374 seggi.
Lo Stato liberale non c’era più, la Milizia in camicia nera vigilava su tutto e tutti. Un gruppo di consoli miliziani impose a Mussolini di abbandonare la politica incerta, egli rispose col discorso del 3 gennaio 1925 e successive leggi che dal 1926 stabilirono misure molto restrittive e misero in atto in pieno la dittatura del fascismo e sua personale di capo del governo: aboliti i partiti, soffocata la libertà di stampa, violenza e assalti mortali agli oppositori, istituito il Tribunale speciale, riportata la pena di morte.
Per attuare queste “leggi fascistissime” e mettersi al sicuro potenziò la precedente polizia segreta detta Ceka e creò l’altra polizia segreta OVRA, un acronimo sempre rimasto misterioso per far paura, farlo intendere agli italiani come sinonimo di piovra i cui tentacoli arrivano dappertutto, oppressivi di corpo e mente, portava tutti a sentirsi spiati, a guardarsi alle spalle, a parlare sottovoce. Fu una polizia del terrore, vigilava per identificare, reprimere e denunciare oppositori al governo, era temuta ed efficace. Il Casellario politico centrale lo usava come strumento molto utile per ricercare i dissidenti, inseriva spie fra gli esuli politici, agiva anche all’estero, arrivò a uccidere i fratelli Rosselli, in Spagna identificò antifranchisti durante la guerra civile.
Non aveva divisa, gli agenti si mimetizzavano con falsi nomi e professioni, rispondeva direttamente a Mussolini, le Questure sapevano delle investigazioni quando si arrivava agli arresti e al fermo di antifascisti. In tutta Italia furono istituite dieci zone OVRA, a cui aggiungere l’XI zona allora italiana comprendente le province di Lubiana, Gorizia, Trieste, Carnaro, Pola e il governatorato di Dalmazia con le province di Zara, Spalato, Cattaro. Contava 5.000 uomini, il primo nucleo fu l’Ispettorato speciale di polizia operativo a Milano dal 1927. Fu attiva fino al 25 luglio 1943, data di morte del regime fascista, venne ricostituita il 18 settembre, terrorizzò per tutta la durata della RSI.

Maria Luisa Simoncelli