

Antonio Canova, che fu socio onorario dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, ha ispirato numerosi artisti nati e formatisi nella città del marmo. Tra i più noti è Carlo Finelli (1782-1853) che nel 1805 vince a Milano il primo premio al concorso indetto dall’Accademia di Brera per il Pensionato in Roma dove quindi si trasferisce frequentando lo studio dello stesso Canova. La permanenza tra le opere del grande artista lo forma fino ad essere profondamente influenzato dallo stile del maestro che apprezza le doti e le opere del giovane Carlo. Un credito che nella città eterna gli procura numerose committenze: dal fregio con il Trionfo di Traiano per il Palazzo del Quirinale ad alcuni busti oggi conservati alla Protomoteca Capitolina. Ormai avviato ad un successo crescente, realizza numerose opere anche per committenti all’estero: dall’Inghilterra a Mosca e a San Pietroburgo dove è una replica della “Venere che sorge da una conchiglia” realizzata nel 1824 per il principe russo Baraskin e dove è anche il gruppo delle “Ore danzanti”. Tanti i lavori di Finelli sparsi nelle città di tutta Italia.

Ispirato dalle opere di Canova è anche quello che viene giudicato il più celebre tra gli scultori carraresi: Pietro Tenerani (1789-1869). Nato a Torano, tra le cave dalle quali si estraevano alcuni dei marmi di qualità più pregiata, dopo gli studi all’Accademia di Carrara, nel 1813 vince il concorso per il Pensionato in Roma dove si trasferisce e si afferma nel “Mecenate Anonimo” concorso promosso dallo stesso Canova, l’artista che più di tutti influenza la formazione del giovane Tenerani. Tuttavia l’incontro con Bertel Thorvaldsen (1770-1844) imprime un’evoluzione diversa alla sua produzione. L’artista danese, infatti, si stava affermando come il principale “rivale” del Canova: accortosi delle notevoli capacità di Pietro Tenerani ne fece il suo fiduciario, in un sodalizio che durò per oltre un decennio, durante il quale assunse anche la direzione dello studio frequentato da altri artisti arrivati da Carrara. Ma Tenerani, pur inevitabilmente influenzato da Thorvaldsen, non abbandonò completamente l’ispirazione canoviana come ben si percepisce nella “Psiche abbandonata” e in altre opere successive della sua lunga produzione artistica. (p. biss.)