
Considerata una delle più importanti scrittrici contemporanee francesi sopratutto per “Riparare i viventi” (2015) ma anche dei notevoli “Nascita di un ponte” (2013), “Lampedusa” (2016), “Corniche Kennedy” (2018), tutti da Feltrinelli, oggi Maylis de Kerangal si ripropone all’attenzione con questo “Un mondo a portata di mano” ( Ed. Feltrinelli pagg.189 euro 16,50 traduzione di Maria Baiocchi) dove Paula Karst giovane pittrice intende intraprendere studi di specializzazione in un prestigioso Istituto di pittura a Bruxelles dedicato alla tecnica del “trompe-l’oeil” che, come recita il Devoto-Oli “loc. franc. (inganna-occhio)usata in Italia come s.m. genere di pittura accentuatamente naturalistica, in cui la rappresentazione tende ad una concretezza tale da generare l’illusione del reale; è part.impiegata nel campo delle nature morte”.
Saranno mesi di lavoro intenso ma seppure con fatica la ragazza riuscirà ad inserirsi nel caotico e provvisorio mondo degli studenti fuori sede. Riuscirà ad interagire sopratutto con due colleghi molto diversi da lei: Jonas taciturno e geniale e Kate un pezzo di ragazzona tosta quanto nervosa. Ci saranno coabitazioni, sesso occasionale, cibo spazzatura, fraintendimenti, delusioni, momenti di esaltazione e, finalmente, il diploma. I tre per cinque anni non si incontreranno se non attraverso messaggi frettolosi tra un impegno di lavoro e l’altro in diverse parti del mondo.
Paula, che mantiene un notevole senso di indipendenza, malgrado i genitori siano colti, intelligenti, raffinati ed anche abbastanza danarosi per poterla aiutare, si trova a vagare da una parte all’altra del mondo in diversi cantieri, spesso malpagati, come in Russia sul set di un film su “Anna Karenina” o a Cinecittà per Nanni Moretti (che non incontrerà) ed il suo “Habemus papam”.
Infine l’incarico decisivo, che darà anche una svolta al racconto, avverrà in Francia a Lascaux per pitture rupestri del paleolitico che, chiuse dal ministro Malraux nel 1963 per proteggerle dall’invasione infausta del turismo di massa, si decide di riproporre nel loro splendore con un gigantesco “trompe-l’oeil” popolato di mammut, bisonti gialli e rossi, uccelli estinti. Sarà l’occasione per il reincontro dei tre giovani con esiti imprevedibili (?) che il lettore dovrà delibare da solo.
Una storia di formazione in cui la trama viene frequentemente sostituita dalle osservazioni che i personaggi si trovano a fare sul senso del loro lavoro. Copisti, falsari o creatori di immaginazioni che aiutano a capire sono riflessioni che si intrecciano con una strabordante dose di particolari tecnici che ci invitano a superare il momento nozionistico per affrontare per esempio il processo della scrittura in cui l’autrice attraverso la pittura ci riporta con partecipata emozione al senso della vita. Ineccepibile, accurato e coinvolgente, in una parola imperdibile.
Ariodante Roberto Petacco