
Presentato a Pontremoli il libro di Luigi Leonardi che illumina azioni della Resistenza in Lunigiana e val Taro. Partigiani catturati nel bagnonese, la loro morte a Valmozzola ha sapore di martirio
Erano giovani che capirono quale fosse la parte giusta in cui collocarsi nei giorni cupi della guerra, con feroce occupazione tedesca, guerra civile, morte e dolore infinito. I ragazzi spezzini che si rifugiarono in un seccatoio sul monte Barca presso Pieve di Bagnone, come tanta altra bella gioventù, sentirono che la libertà bisogna conquistarla col proprio impegno, non può donarla soltanto un generoso intervento di eserciti liberatori. Nel marzo 1944, renitenti alla leva dell’esercito della RSI fascista, a rischio di pena di morte, andarono ai monti quando la Resistenza non si era ancora ben strutturata con quadri di comando e coordinate strategie e con rifornimenti di armi, che arrivarono più tardi coi lanci avviati a Zeri dal maggiore Gordon Lett, il cui figlio Brian era in sala.
Il diario coevo di don Marco Mori
Le ore tragiche dal 14 al 17 marzo 1944 furono condivise da sacerdoti del Seminario che visitarono i 9 partigiani condannati a morte, neppure l’accorato intervento del vescovo Sismondo riuscì a salvarli. Don Marco Mori sull’istante fissò in un diario le parole scambiate coi ragazzi e le sue emozioni. Pubblicato sul Corriere Apuano nel 1948, il diario è stato letto da Marco Diaferia: esso esalta la moralità, il “coraggio, una serena naturalezza, una silenziosa tristezza, una voce di umanità affettuosa, uno sguardo buono e profondo” negli ultimi loro quattro giorni di vita narrati commozione da don Marco.
Sabato 4 febbraio la tragica storia di quei giovanissimi ragazzi ha avuto il doveroso risalto nella presentazione del libro di Luigi Leonardi I ragazzi del monte Barca. La Resistenza in Lunigiana – val di Taro (Milano, Mursia, 2017), promossa dall’Istituto della Resistenza Apuana (ISRA) con la collaborazione dell’ANPI di Pontremoli, il Seminario Vescovile e patrocinio del Comune. Ad aprire l’affollato incontro padre Dario Ravera, che ha reso i locali del Seminario uno spazio aperto per la città – e di questo lo ha ringraziato la sindaca Lucia Baracchini nel suo saluto – e il luogo è stato scelto perché i ragazzi catturati al monte Barca furono tenuti prigionieri e torturati nella soffitta del Seminario prima di essere portati a Valmozzola e là fucilati. Nei locali requisiti si era alloggiata la terribile X Mas del battaglione S. Marco e il comando locale tedesco.
Padre Dario con tre profonde parole,declinate in paradigma biblico, ha condensata la vicenda della storia umana in un andare alterno di liberazione, memoria, sangue. Il presidente dell’ISRA Paolo Bissoli ha tracciato una chiara sintesi storica del quadro tragicamente complesso delle vicende belliche e politiche, entro il quale ha richiamato i fatti locali vissuti nella primavera-estate 1944 dal Brattello a Fivizzano, con l’uccisione “a freddo” il 13 marzo di Luigi Ferrari a Casa Corvi e dei fratelli Renato e Silvio Galli a Vignola da parte del battaglione San Marco, l’arresto di tanti parroci per una settimana per privare di guida i paesi mentre si dava la caccia ai primi gruppi partigiani.
Era forte la speranza che la guerra finisse presto, erano ancor molti i mesi per conquistare la libertà, ma il desiderio di essa e una conoscenza consapevole animò tantissimi giovani che avevano dovuto subire l’indottrinamento totalitario del Ventennio. Bissoli ha sentito il dovere anche di rilevare che in uno spettacolo fatto in questi mesi a Pontremoli si sono usate fantasie su comportamenti dei partigiani che mai si sono verificati.
I fatti ricostruiti con scrupolose ricerche e testimonianze
Il libro di Luigi Leonardi mette in luce le tante dimensioni della Resistenza nei nostri territori e le persone che sono andate alla macchia per costruire una nuova Italia e una bella convivenza. Dei partigiani del monte Barca si dice l’ambiente, la provenienza, le condizioni di vita, erano in 14 colti di sorpresa, tre uccisi sul posto, 9 portati a Pontremoli, si salvò Ernesto Parducci scivolato tra i cespugli, Mario Galeazzi fu liberato. Interrogati e torturati dai militi comandati dal criminale di guerra Umberto Bertozzi erano accusati dell’azione del 12 marzo aValmozzola;qui i partigiani del Parmense avevano assalito un treno che trasportava tre prigionieri partigiani, furono uccisi sette tedeschi. Non avendo preso gli autori dell’attacco, per rappresaglia e vendetta i nazifascisti si accaniscono su questi ragazzi spezzini. Leonardi non dimentica il dolore delle madri e dedica loro un capitolo del suo libro, ben consapevole che la realtà tutta intera è inesprimibile. Forte è il suo richiamo a non dimenticare, in giorni di nuovo pericolosi, che la libertà va difesa, è costata tanta fatica, dolore e vite stroncate.
Maria Luisa Simoncelli