
Dalla “guerra bianca” in quel terribile inverno sulle Alpi dall’Adamello al Garda, fino alla rotta militare di Caporetto e alla resistenza sul Piave.
La “grande guerra” durava da tre anni: nei primi mesi del 1917 due fatti ne mutarono il corso con ripercussioni sull’intera storia europea e mondiale.
Un evento enorme fu la seconda rivoluzione russa di febbraio (dopo il tentativo del 1905) da parte degli operai di Pietrogrado che portò all’abdicazione dello zar Nicola II Romanov e alla fine dell’impero zarista, che si era affermato in Russia nel 1457 con Ivan III. I soldati chiamati a riportare l’ordine si unirono agli operai, i ferrovieri si rifiutarono di trasportare truppe dall’esterno per reprimere gli insorti, fu eletto un Consiglio dei Soviet (delegati popolari). Si insediò un “Governo provvisorio” con forze politiche borghesi, socialdemocratiche mensceviche e bolsceviche interpreti del proletariato delle fabbriche, e Kerenskij unico esponente dei socialrivoluzionari (che rivendicavano di dare la proprietà della terra ai contadini) e che ebbe un ruolo di governo fino alla terza rivoluzione d’ottobre guidata da Lenin, che porterà al radicale sconvolgimento del regime sovietico, l’evento rivoluzionario più forte dopo quello francese del 1789.
La Russia era in guerra contro gli Imperi Centrali e la Turchia, le rivoluzioni interne comportarono disimpegno al fronte e il ritiro dalla guerra “senza annessioni e senza indennizzi”, si arrivò ad una pace separata che al momento intensificò l’offensiva degli imperi centrali sul fronte occidentale e italiano.
Secondo evento fu la ripresa da parte della Germania, l’1 febbraio, della guerra sottomarina indiscriminata, già praticata nel 1915 anche contro paesi neutrali per spezzare il blocco navale britannico e sospesa dopo l’affondamento del transatlantico Lusitania con oltre mille morti. L’insidia su ogni rotta degli u-boot tedeschi porta gli Stati Uniti, principali fornitori di merci ai paesi dell’Intesa, ad entrare in guerra il 6 aprile, con la copertura ideologica di conquistare una pace “democratica” contro i governi autoritari degli imperi centrali, ma spinti anche da concreti interessi di recupero dei crediti. L’intervento di un milione di soldati americani risolleverà la situazione sempre più difficile sul piano militare e sul morale delle truppe, su tutti i fronti si moltiplicavano gli ammutinamenti, le diserzioni, le proteste.
La guerra, iniziata con l’illusione che sarebbe stata breve, si era trasformata nel logoramento disumano della vita in trincea, nel fango e nel freddo: una carneficina negli assalti senza vittoria né dell’uno né dell’altro schieramento.
Anche per l’Italia il 1917 fu l’anno più difficile della guerra, col disastro estremo della rotta militare di Caporetto e delle colonne di profughi civili, rimediato dalla tenuta epica della resistenza sulla linea del Piave. Si combatté anche una terribile “guerra bianca”, soprattutto sul fronte dall’Adamello al Garda a oltre tremila metri di quota, per oltre tre anni; si dovettero costruire sentieri, sopportare condizioni climatiche e ambientali durissime, un conflitto nel conflitto. Invece di pensare a fermare il disastro immane di milioni di morti e sofferenze inaccettabili e dare ascolto alla forte denuncia contro “l’inutile strage” lanciata da papa Benedetto XV, i governi e i comandi supremi militari dei campi opposti ebbero ulteriore svolta autoritaria e consolidarono la loro decisione di lottare per la vittoria totale con annientamento del nemico, senza preoccuparsi dei costi in vite umane e di ogni altro danno, usando gas asfissianti e nuove tecnologie offensive.
Maria Luisa Simoncelli