Carlo Risoli, da Pontremoli all’Ambasciata italiana in Brasile

Un “cervello in fuga”: diplomatico in Europa, Nord Africa e America del Sud

L'edificio che ospita l'Ambasciata italiana a Brasilia
L’edificio che ospita l’Ambasciata italiana a Brasilia

La Lunigiana è stata ed è terra di migranti, di giovani che sono andati nel mondo vicino e lontano per trovare lavoro e costruirsi una vita migliore con le braccia e con gli studi. Il Corriere Apuano quando è possibile conoscerla ricorda la loro storia, ultimamente è giunto un fascicolo ritrovato da lontani e omonimi parenti su Carlo Risoli, un pontremolese figlio di Giovanni che per quasi 70 anni è stato capo dell’Ufficio di Stato Civile di Pontremoli.
Come il fratello Antonio arrivò alla carriera diplomatica, per gli amici era Carlito, tornava ogni anno a ritrovare familiari e amici, mons. Marco Mori in particolare che lo salutò con affetto e stima nella Messa funebre in Duomo il 30 aprile 1983; dalle sue parole ne ricostruiamo un profilo. La sepoltura nella tomba di famiglia nel Cimitero cittadino è stato un ritorno che ha dato pace all’esilio dei suoi viaggi in continenti e città straniere, che era però anche una vocazione soddisfatta in mezzo alle responsabilità e alle contraddizioni di un’epoca. Carlo Risoli (1899-1983) era partito da Pontremoli giovane d’anni ma con una sua “forte personalità, vitalissima d’energie e di speranze. Alle doti d’intelligenza analitica e di delicata sensibilità univa vivo senso del dovere e della cultura sull’esempio del padre e una bontà profonda appresa dalla madre Maria Bardi della SS. Annunziata”.
Studiò al Ginnasio-Liceo Vescovile, consolidò una solida preparazione amministrativa come segretario comunale a Filattiera e a Mulazzo. Visse il durissimo dolore della perdita della sorella Ferrante adolescente. è uno dei “ragazzi del ‘99”, chiamato alle armi fece cinque anni di vita militare, metà in prima linea al fronte. Felice fu l’incontro con Maresa che per 53 anni fu sua moglie. Assunto al Ministero degli Affari Esteri, dapprima fu console e poi Primo Cancelliere d’Ambasciata d’Italia all’estero, in Francia, Libano,Turchia asiatica, Montenegro, Egitto, Marocco e Brasile (nella foto, la sede dell’Ambasciata d’Italia a Brasilia). “A contatto con popoli e civiltà straniere – ricordava don Marco – Risoli raggiunse una maturità culturale cosmopolitica che abbracciava discipline giuridiche e letterarie, storiche e sociali, e che gli permetteva di formulare lucidi giudizi sui più gravi problemi del mondo contemporaneo.
La sua era una cultura moderna e continuamente aggiornata in cui il senso critico si apriva alla generosa comprensione, la problematicità diventava spirito costruttivo”.
“Amari rilievi concreti si incrociavano con serena fiducia e audaci progetti. Fece esperienze vive e partecipi tanto negli alti ambienti diplomatici quanto con i ceti popolari, con costumi, condizioni, religioni e morali diverse, aveva forte il senso del dolore delle immense folle anonime, protestava contro l’ingiustizia e l’oppressione con una tensione fortemente etica e religiosa”. Ha donato l’importante biblioteca di famiglia al Centro di Studi Estetici di Pontremoli, un gesto generoso coerente con la sua personalità di studioso e l’amore per la sua terra. Ha composto poesie, anche nel nostro dialetto, sulle quali lasciamo agli esperti un eventuale giudizio di merito.

(m.l.s.)