
Durante l’incontro al Teatro Cabrini la ministra ha assicurato “La famiglia al centro dell’azione del nostro Governo”

“Sostegno alla famiglia che non vuol dire, assistenza; no vuol dire puntare, valorizzare la famiglia. Perché uno Stato, una società che investe sulla famiglia, è una società che si impegna per dar vita al proprio futuro e a migliorare la vita di tutti”. Questo uno dei passaggi cruciali dell’intervento della ministra per le pari opportunità e la famiglia, Emilia Bonetti, durante l’incontro (dal significativo titolo “il ruolo della famiglia nella società del terzo millennio: proposte possibili”) che si è tenuto sabato pomeriggio a Pontremoli, all’interno di un Teatro Cabrini pieno ben oltre alla capienza dei posti a sedere disponibili (ed infatti la sindaca, Lucia Baracchini, durante il suo saluto, si è detta al contempo “contenta della massiccia partecipazione ma dispiaciuta che in tanti siano costretti a seguire l’incontro in piedi”). E sono davvero state tante le suggestioni portate, sul mondo famiglia ma non solo, alla ministra prima del suo intervento conclusivo, coordinate dalla prima cittadina di Pontremoli e dall’onorevole Cosimo Ferri.

A partire dal delegato per le politiche famigliari del comune di Pontremoli, Paolo Parodi, che ha ricordato i vari impegni dell’ente a sostegno delle famiglie ma che ha chiesto anche allo Stato un maggiore impegno a sostegno per i Comuni per attuare queste politiche. Davvero toccante il momento in cui tre ragazze malate di anoressia (ricoverate al centro Cabrini che ospitava il convegno) hanno ricordato il loro faticoso percorso di guarigione o il racconto del difficile cammino di alcune coppie per arrivare ad una adozione a distanza, chiedendo uno snellimento delle pratiche burocratiche ed un maggiore sostegno economico da parte dello Stato. O ancora la richiesta venuta da due rappresentanti del Gruppo Scout di Pontremoli, Cristina Felini e Alessia Curadini, che hanno chiesto, alla ministra se si possa applicare, come negli Scout, la diarchia (sistema in cui due soggetti godono dello stessa autorità) di genere con uomini e donne che abbiano pari dignità e potere, nella società. Senza dimenticare l’appello di Paolo Bestazzoni (presidente dell’Associazione Lunigianesi Disabili) che ha ricordato l’importanza del sostegno a famiglie che hanno visto la propria vita completamente mutata e che hanno bisogno di supporto. La ministra ha quindi sottolineato l’impegno del Governo per portare avanti più azioni che vadano incontro al concetto di sostegno alla famiglia che si poggia sui cardini della comprensione della centralità della famiglia nella società e sull’educazione. Ed ha anche elencato alcuni provvedimenti per la famiglia contenuti nell’ultima finanziaria, dall’assegno di natalità (“a tutti i nati perché ogni nuovo cittadino è una ricchezza per la società”) al rifinanziamento del congedo di paternità. La sensazione, alla fine, è che la ministra abbia fatto più un lungo, ed oratoricamente efficacissimo, spot dell’attività del Governo piuttosto che rispondere alle domande che le erano state poste (se non attraverso generiche rassicurazioni). Ci auguriamo che la nostra sensazione sia assolutamente errata e che questo convegno, che a tratti ha dato tutta l’impressione di essere esclusivamente autoreferenziale, rappresenti in realtà un importante tassello nel percorso di valorizzazione della donna e della famiglia. (r.s.)
Il passaggio all’IPM
Prima del convegno la ministra ha effettuato una visita all’Istituto Penale minorile femminile. “è stata un’occasione straordinaria – ha dichiarato – e una positiva esperienza visitare questo istituto e incontrare le ragazze che qui ora vivono facendo un percorso di cambiamento per rinnovare il loro futuro”.