I Liguri-Apuani nella necropoli di Genicciola

Cosa rivelano i resti umani combusti delle tombe di Podenzana. Una conferenza a Luni

44GenicciolaBambini, uomini e donne deposti con cura sulle cataste che ne avrebbero bruciati i resti che poi sarebbero stati raccolti in vasi e poi sepolti in tombe a cassetta, costruite con sei lastre di pietra e probabilmente protette e identificate con cumuli di pietre: così, con grande rispetto per tutti i membri della loro tribù, i Liguri-Apuani si accomiatavano dai loro cari.
Mentre si è sempre saputo che gli scheletri ritrovati nelle tombe, anche a distanza di millenni, sono un grande archivio che rivelano gran parte della vita biologica degli inumati : alimentazione, malattie, statura ecc., le ossa bruciacchiate delle tombe a cassetta delle popolazioni liguri-apuane, come quelle recentemente scoperte a Filattiera, hanno qualcosa da dirci?
Delle evidenze antropologiche dei Liguri-Apuani ha parlato nel corso di un’affollata conferenza tenuta a Luni la professoressa Simona Minozzi del dipartimento di Paleopatologia della Università di Pisa. Il rito della cremazione è giunto in Italia dalle popolazioni caucasiche ed i Liguri della nostra terra lo praticarono a lungo, a partire dal VI secolo a. C. fin quasi alle soglie del cristianesimo : i defunti venivano adagiati su cataste di legno, probabilmente erette sempre in uno stesso luogo, che raggiungevano 400-700 gradi di temperatura; le ossa venivano poi raccolte con molta cura e ripulite, prima di essere deposte in urne assieme agli oggetti del corredo del defunto che oggi ci permettono di identificare se si tratta di tombe maschili o femminili.
La professoressa Minozzi ha studiato i resti rinvenuti nei vasi funebri della necropoli di Ameglia, di Geniccciola di Podenzana, di Levigliani nelle Apuane e di Vagli: quel che resta di un centinaio di uomini, donne e bambini morti in una età compresa tra i 12 ed i 30-39 anni, età media quest’ultima della vita degli adulti. Negli ossari maschili sono presenti armi come nel bellissimo corredo con elmo del guerriero di Pulica, esposto nel Museo di Pontremoli e in un caso, ad Ameglia, anche un attrezzo da lavoro per rasare le pelli da concia.
Gli ossari femminili hanno quasi sempre una fusaiola e poi spilloni, placche di cintura, anelli , orecchini, bracciali in bronzo e in alcuni casi in argento e oro o eleganti vaghi per collane di ambra come nel caso della tomba della fanciulla di Vagli. L’aver talvolta ritrovato tra le ossa umane resti di pollo, di maiale, di fiori può far pensare a qualche rito per un’offerta al defunto.
Per quel che ci riguarda i ricchi materiali delle tombe di Genicciola, scavati nel 1870, sono oggi dispersi in vari musei: La Spezia, Reggio Emilia, Parma, Roma: erano tombe ricche i cui arredi testimoniano che la via di Geniccciola fosse un asse di commerci tra i mare e la pianura padana, una viabilità ben identificata dall’architetto Roberto Ghelfi.Lo studio dei resti combusti ha confermato quel che gli storici, a partire da Diodoro Siculo nel 90 a.C., dicevano della popolazione locale: uomini guerrieri e donne forti e vigorose come uomini i quali non erano solo guerrieri, ma anche pastori e dediti al commercio e a scorribande di rapina. Quel piccolo cumulo di ossa arse conserva anche le tracce evidenti di artrosi, strappi muscolari dovuti a lavori duri, carie, tubercolosi, ascessi. Speriamo che siano studiati anche i resti della donna cremata a Filattiera ( II-I sec. a.C.), quando la statua stele che fa parte della tomba a cassetta non era più oggetto di culto.

(Riccardo Boggi)