Il senso degli affari dei Damiani mercanti e banchieri a Livorno

Marco Angella autore di un saggio con documenti inediti del XVIII secolo sulla famiglia di Pontremoli. La figura di Lazzaro, “emigrato” nella città portuale

Pontremoli, affreschi in Palazzo Damiani
Pontremoli, affreschi in Palazzo Damiani

Presentato il 14 dicembre alla Spezia il n. 86 delle Memorie dell’Accademia Lunigianese di Scienze Capellini, accoglie un primo saggio di Marco Angella, valido maestro e appassionato ricercatore di antiche carte. Nell’Archivio privato Dosi Delfini nella villa ai Chiosi ha esaminato un complesso manoscritto di 24 carte, databile presumibilmente al 1717, intitolato “Inventario de’ Mobili esistenti nella Casa commune de SS. Damiani posta in Via Grande a Livorno” e fatto argomento della pubblicazione nella rivista spezzina, corredato di varie altre notizie inedite cercate negli Archivi di Stato di Pontremoli (purtroppo da poco chiuso), Livorno, Firenze, nel Diocesano di Livorno e di Massa sezione di Pontremoli e in una miriade di annotazioni apparse in diverse miscellanee.
Il saggio si snoda nel sottostante ordine di sei paragrafi. Si parte con le tappe salienti fino al XVII sec. della famiglia Damiani stabilitasi a Pontremoli da Varese Ligure nel XIV secolo (fonte informativa gli Annali di Gio.Rolando Villani e studi di Pietro Ferrari e Nicola Zucchi Castellini).
Gli estimi di Pontremoli redatti tra il 1508 e il 1688 attestano che il salto di qualità in ricchezza e ruolo sociale (ne testimonia il bel Palazzo in via Pietro Cocchi) fu opera di Lazzaro Damiani (1634-1708), aristocratico e intraprendente, emigrò a Livorno, dove avviò la mercatura.
Sposato con Anna Caterina Gondi di radici fiorentine, ebbe dieci figli, divenne socio di un’accomandita in una città che era “uno scalo di deposito” importante dove giungevano navi mercantili inglesi, fiamminghe e della città-stato di Amburgo, un’attività portuale ben documentata dallo storico algerino Jean Pierre Filippini citata da Marco Angella.

Pontremoli, affreschi in Palazzo Damiani
Pontremoli, affreschi in Palazzo Damiani

Lazzaro a Livorno costituì molte società, alcune coi pontremolesi Gio. Simone Dosi e Gerolamo Pavesi, fece parte del Consiglio di città, fu Curatore di strade, Rettore di Carità, Stimatore e Deputato degli Alloggi. Nel secondo testamento del 1708 risulta proprietario di casa in via Grande, fu sepolto nella chiesa della Venerabile Confraternita del Suffragio.
L’alto tenore della famiglia fu conservato dai figli; Francesco fu due volte Gonfaloniere di Livorno e ebbe altri incarichi. Antonio ottenne il titolo di nobiltà della famiglia a Livorno e fu committente del quadro “Immacolata Concezione” di Giuseppe Bottani ancora esistente nel Duomo della città labronica. Bernardo mantenne i rapporti con Pontremoli, si sposò tre volte imparentandosi coi Ricci, Reghini e coi Piccinardi di Borgo Taro. Un’epigrafe in Nostra Donna lo ricorda tra i fabbriceri della Confraternita che ricostruì l’Oratorio e fu un fondatore dell’Accademia della Rosa che nel 1739 fece iniziare la costruzione del bel Teatro pontremolese. I nipoti di Lazzaro mantennero prestigio e incarichi a Livorno, mercanti e banchieri, misero insieme un consistente patrimonio.
L’inventario della casa di Livorno elenca ritratti di Lazzaro e Anna, un quadro di Alessandro Gherardini e sette quadri del pittore napoletano Gerolamo Cenatiempo, della cerchia di Luca Giordano e vicino alla pittura di Salvator Rosa, attivo soprattutto in città campane, pugliesi e abruzzesi, ma il suo quadro “Martirio di Sant’Andrea” è nel Museo del Duomo di Fidenza e scene di battaglia sono proprietà di una famiglia di Parma; legami forse favoriti dall’essere Filippo Borbone duca a Parma e suo fratello Carlo Borbone re a Napoli. Marco ricostruisce vita ed attività del Cenatiempo mediante libri e ricerche di studiosi con i quali si è personalmente messo in contatto; due di questi quadri citati nell’Inventario Damiani sono stati rinvenuti a Torino, sono in una collezione privata: uno raffigura “Dalila e il vinto Sansone” e l’altro “Giuditta e Oloferne”. In appendice sono riprodotti un manoscritto fiorentino sui Damiani che esercitarono “nobilmente” la mercatura e l’attività bancaria a Livorno; il primo testamento di Lazzaro redatto a Pontremoli nel 1690; il diploma Damiani del 1736 sull’appartenenza alla nobiltà di Livorno.

Maria Luisa Simoncelli