Natale nelle zone terremotate

Centro Italia. …dove i presepi fioriscono anche sulle macerie

terremoto_norciaEsattamente quattro mesi dopo la prima grande scossa del 24 agosto, le popolazioni terremotate del Centro Italia si preparano a vivere il loro primo Natale caratterizzato da enormi difficoltà e senso di precarietà. Un presepe recuperato dai Vigili del Fuoco da sotto ciò che resta della pericolante torre campanaria del santuario della Madonna Bianca, ad Ancarano, borgo nei pressi di Norcia, da qualche giorno accoglie chi arriva nel vicino campo di accoglienza: camper, tende e roulotte, disposte attorno ad una tensostruttura che diventa, all’occorrenza, mensa, luogo di riunione e ludoteca.
“Per noi sarà un Natale diverso – raccontano Andreina e Silvana, che nel sisma hanno perso le case – non abbiamo più nulla. Ci stringeremo insieme come una grande famiglia. Ci aspettano momenti difficili ma dobbiamo ricominciare”.
Dietro il presepe recuperato, l’albero di Natale e un piccolo carretto usato dai tanti “Babbo Natale” volontari che, a turno, arrivano da tutta Italia per portare doni alla ventina di bambini presenti nel campo su circa cento ospiti. “Signore, il terremoto ci ha tolto quasi tutto – recita una preghiera affissa nel tendone adibito a chiesa – ma non ci ha tolto la fede in te”. Così ad Ancarano come a Norcia, Spoleto, Accumoli, Amatrice, Arquata e Pescara del Tronto e in tanti altri paesi e borghi del Centro Italia colpiti dal terremoto che da questo Natale cercano e chiedono forza.
Nel duomo di Spoleto i giovani del Centro italiano di solidarietà hanno realizzato un presepio usando macerie del santuario della Madonna delle Grazie di Norcia. La città di san Benedetto vive questi giorni di Natale con poche luci, accompagnata dai rumori delle gru che muovono i ponteggi necessari a mettere in sicurezza i resti della basilica di San Benedetto e della vicina concattedrale.
Nella vicina Cascia pochi giorni fa è stata riaperta la basilica di Santa Rita. Sotto la cupola, ora in sicurezza, è stato allestito il presepe. Il rettore della basilica, padre Bernardino Pinciaroli parla di un Natale nel quale “pregheremo per tutte le popolazioni terremotate, perché non vengano dimenticate”.
Parole simili sono quelle pronunciate da dietro la grata del parlatorio da suor Natalina Todeschini, superiora delle agostiniane: “Andiamo avanti con speranza. Il terremoto ci sta insegnando a essere più essenziali”. Ad Amatrice non c’è famiglia qui che non pianga un parente o un amico. A Natale soprattutto. “Il senso di precarietà è dato, spiega il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, dall’incognita della ricostruzione. È necessario anche il sostegno all’economia per consentire alla gente di Amatrice di restare”.
La Chiesa non manca di far sentire il suo sostegno. L’istituto “Don Minozzi”, la diocesi di Rieti e Caritas italiana stanno allestendo il Centro parrocchiale “Sant’Agostino”. “Abbiamo consegnato anche 30 moduli abitativi, riferisce il parroco di Amatrice, don Savino D’Amelio, ma in lista ci sono circa 80 richieste. Siamo pieni di bottiglie, panettoni, dolci, giocattoli, ma non so quanto possano sollevare gli animi”.

D. R. – Agensir