
In Concattedrale a Pontremoli il vescovo Mario ha presieduto il Solenne Pontificale di Pasqua con il canto dei Vespri Battesimali

Al tramonto della domenica di Pasqua, a Pontremoli, nella Concattedrale di Santa Maria Assunta, il vescovo Mario ha presieduto il Solenne Pontificale con il canto dei Vespri Battesimali con cui si sono concluse le celebrazioni della Pasqua.
Alla solenne celebrazione eucaristica, animata dalla Corale Santa Cecilia, diretta dal maestro Federico Orsini, ha concelebrato don Pietro Pratolongo, canonico del Capitolo della Concattedrale e co-parroco dell’Unità pastorale cittadina, e hanno prestato servizio alcuni ministranti.
Il vescovo ha tenuto un’omelia partendo dall’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, che la sera dell’ottavo giorno, sfiduciati, stavano tornando a casa.
«Due pellegrini in cammino verso Emmaus, due scoraggiati, icona dell’umanità odierna. Due che avevano conosciuto Gesù ma che non hanno retto allo scandalo della Croce. All’indomani della croce, dov’è la Chiesa? Silenzio, paura e fuga. Questo registra il Vangelo. I due di Emmaus non volevano che quel Compagno misterioso li lasciasse.
Stavano scappando da Gerusalemme con gli occhi ingombri del loro Maestro affisso a un palo, in cima a una collina. Fuggivano vuoti di speranza: “non era quello il Messia che aspettavamo, ci siamo sbagliati, la nostra idea del Messia non può adattarsi in alcun modo a un perdente, a uno che muore fuori dalle porte della città sul Golgota”.
Mentre camminavano, tutti presi da questi tristi pensieri, quel Pellegrino che si avvicina a loro, li risolleva. Lo fa anzitutto con la sua presenza che li accompagna poi con le domande, in un dialogo costruttivo che non fa sconti: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!”.

Rammenta loro le profezie della Scrittura che riguardavano il Messia e la sofferenza del giusto. Rievoca l’uomo sul palo in cima alla collina come il serpente di rame sull’asta di Mosè, (Gv3,14-15) e l’agnello sgozzato le cui ossa non vanno spezzate (Gv 19,26)».
Lo scandalo della croce ha colpito tutti, anche gli amici di Gesù di Nazareth: i due se ne vanno, hanno sperato, ma tutto sembra essere stato inutile. Sognavano qualcuno di grande, invece, su un patibolo da schiavo, è stato inchiodata la loro speranza.
«L’incontro – ha continuato il Vescovo – con il Risorto avviene nella nostra storia, attraverso un evento che richiama le nostre celebrazioni eucaristiche: l’ascolto della Parola, la benedizione e la frazione del Pane, lo slancio della missione scaturito da un incontro.
Ecco dunque la Chiesa. Il senso è chiaro: quella prima fractio panis, corredata dalla lettura cristologica della legge dei profeti e dei salmi, sarà il memoriale che i dodici diffonderanno in tutto il mondo allora conosciuto.
È la modalità sacramentale mediante la quale ancora oggi noi incontriamo Cristo. Allora comprendiamo il senso profondo di quell’abbaglio: è la luce interiore che avvolge quanti conosco Cristo non secondo la carne e il sangue ma secondo la grazia. Ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù risorto: entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore nel suo passaggio dalla morte alla vita, dal tempo all’eternità, il Signore Gesù trascina anche noi con Lui a fare Pasqua».
I due di Emmaus riconoscono il Risorto nello spezzare il pane, come noi, cristiani del Terzo Millennio, forse troppo occupati a fare “altro”, dovremmo incontrarlo in ogni nostra celebrazione eucaristica: in quello spezzare il pane, memoriale del suo spezzarsi per la nostra salvezza, i cristiani si ricostituiscono nell’unità che solo il Risorto può donare.
Una speranza certa è quella che scaturisce dall’incontro con il Risorto, che si fa prossimo a due amici delusi, scoraggiati, che tornavano a casa, ormai privi di speranza: un farsi vicino che fa ardere il cuore, uno spezzare il pane, che fa riaccendere la speranza perché colui che è stato spezzato sulla croce per donare a tutti noi la salvezza, è vivo, come le donne avevano annunciato a tutti.
Veramente il Signore è risorto anche per coloro che hanno perduto ogni speranza e si fa prossimo degli sfiduciati di oggi, di coloro che se ne vanno tristi e delusi. L’incontro con il Risorto cambia: l’afflato missionario ed evangelizzatore nasce dall’ascolto della parola e da quello spezzare il pane: sì, ormai i due non sono più sfiduciati e tristi perché davvero Cristo è risorto, come aveva promesso, ed è apparso a Simone.
Riccardo Bassi