“Disarmare le parole per disarmare la Terra”
Papa Francesco in Vaticano al Sinodo dei Vescovi (Foto Vatican Media/SIR)

“Condivido con voi questi pensieri mentre sto affrontando un periodo di prova e mi unisco a tanti fratelli e sorelle malati: fragili, in questo momento, come me. Il nostro fisico è debole, ma, anche così, niente può impedirci di amare, di pregare, di donare noi stessi, di essere l’uno per l’altro, nella fede, segni luminosi di speranza”. è nel testo dell’Angelus consegnato da papa Francesco nella domenica della Trasfigurazione. Nei giorni scorsi ha celebrato il 12° anniversario della elezione al soglio pontificio. Un anniversario attraversato dalla sofferenza e dalla fragilità. Malgrado fossero evidenti i segni di una seria malattia, testardamente, ha continuato a lavorare per la preparazione del Giubileo per portare a compimento il Sinodo sulla sinodalità, senza trascurare la gestione ordinaria.

Tombe di migranti nel cimitero di Lampedusa (foto ANSA/SIR)

La sua sofferenza sopportata con serenità, dignità e trasparenza introduce il cristiano al cuore stesso del mistero della Croce. Lo sguardo di papa Francesco è sempre stato rivolto ai poveri, ai piccoli, ai fragili. Ha viaggiato in ogni parte del mondo, soprattutto nelle periferie del mondo, in Paesi quasi sconosciuti e in Paesi in guerra. Ha compiuto anche gesti profetici e significativi come il viaggio a Lampedusa, suo primo atto di pontificato, o l’apertura della Porta Santa del Giubileo della Misericordia a Bangui nella Repubblica Centrafricana. In un mondo dominato dalle sfide muscolari, dalla violenza, egli propone una logica diversa. Al direttore del Corriere della Sera, come ringraziamento per la sua vicinanza, scrive una lettera illuminante pur nella sua brevità. “La fragilità umana ha il potere di renderci più lucidi rispetto a ciò che dura e a ciò che passa, a ciò che fa vivere e a ciò che uccide (il riferimento è alla guerra, ma non solo). Forse è per questo che tendiamo a sfuggire le persone fragili e ferite: hanno il potere di mettere in discussione la direzione che abbiamo scelto”.

(Foto Vatican Media/SIR)

E continua: “Le parole non sono mai soltanto parole. Possono collegare o dividere, servire la verità o servirsene. Dobbiamo disarmare le parole per disarmare le menti e disarmare la Terra”. L’invito è a sostituire la volontà di potenza alla volontà di servizio. In un mondo affetto dalla malattia del successo ad ogni costo e in ogni ambito, politico, economico, sociale il papa invita a capovolgere la prospettiva, a guardare il mondo dalla parte del fragile, del debole, delle periferie, a mettersi nei panni di chi riceve le bombe sulla sua testa, di chi non vive nell’agio, ma di chi non ha acqua e magari è costretto ha bere acqua marna per dissetarsi, di chi è attanagliato dai morsi della fame, di chi è costretto ad emigrare perché la sua terra è invivibile, di chi subisce sulla sua pelle, in un modo o nell’altro la violenza del più forte. I ricchi, anche se sconfitti, se la cavano sempre. Chi paga sempre è il fragile, il povero, l’inerme. Guardare il mondo dal punto di vista della fragilità significa ritrovare un po’ di umanità perduta.

Giovanni Barbieri