
Ormai possiamo con certezza affermare che durante una carriera appagante in ruoli di rilievo nella nostra scena politica (tra le altre cose sette anni di ininterrotto ruolo di ministro della Cultura) Dario Franceschini si è creato un ruolo consistente all’interno della nostra scena letteraria.
Dal suo primo romanzo “Nelle vene quell’acqua d’argento” nel 2006 a “La follia improvvisa di Ignazio Rando”, da “Mestieri immateriali di Sebastiano Delgado” ai racconti di “Disadorna” si è ritagliato uno spazio caratterizzato anche dal successo della pubblicazione in Francia dalla prestigiosa Gallimard.
In questo suo ultimo “Aqua e tera” (La Nave di Teseo pagg.159, euro 17) ci propone una storia che attraversa mezzo secolo del Novecento partendo dal paese di Baura, vicino Ferrara, dove la famiglia Callegari costituisce il classico esempio della condizione contadina di quel periodo. Le terre paludose costituiscono l’unica possibilità di lavoro degli scariolanti, contadini che possono al massimo aspirare al lavoro di manovalanza brutale tesa alla liberazione della terra dall’acqua per un possibile futuro contadino.
La prima guerra mondiale si assicurerà di falcidiare la popolazione maschile e le donne acquisiranno ben presto il ruolo insieme salvifico quanto essenziale di ricreare aspettative. Il padronato e le leghe rosse porteranno avanti una lotta continua per la prevalenza dei reciproci interessi mentre il fascismo ben presto diventerà una realtà con cui necessariamente fare i conti.
Tra le donne emergono straordinarie figure che, come Ginisca, figlia di un contadino di Codigoro, con la sua terza elementare riusciva a proporre, convincendo, il dovere allo studio come possibilità del miglioramento aiutando nel contempo gli uomini nell’attività federativa sul piano politico.
Gli scontri tra le opposte fazioni diventano quotidiani con risultati estremi: chi si oppone rischia l’eliminazione fisica. Matteotti viene ucciso, Mussolini celebrerà il suo trionfo anche a Ferrara. In quest’ambito storico si intreccia una storia d’amore dove due ragazze, Tina e Lucia, scoprono di amarsi.
Una figlia di contadini comunisti ed una ragazza che fa parte dell’alta borghesia compromessa col fascismo in una realtà misogina ed omofoba non è immaginabile. E infatti… ma comunque.
L’autore con una sintesi encomiabile ci propone una riflessione accorata, partecipe, efficace sul piano della fedele ricostruzione storica non rinunciando agli ingredienti forniti dalle storie personali che diventano emblematiche per un discorso universalizzante. Le figure femminili prevalgono per un coinvolgimento emotivo che completa un percorso in cui vita, politica, amore, guerra, morte, passione, violenza e tenerezza propongono una soluzione generativa senza pari in un equilibrio sempre a rischio e sempre risolto. Il passato per il presente per progettare il futuro.
Sembra facile, non è così. Il sapiente uso del dialetto, la precisa concisione storica, la delicata sensualità della storia d’amore sono valori aggiunti per una struggente, meditata lezione di vita.
Ariodante Roberto Petacco