“Si è manifestata la grazia di Dio che porta la salvezza a tutti”

L’omelia del Vescovo nella notte di Natale in Cattedrale. “Quale Dio ci potrà salvare?” è la domanda del popolo che accoglie la nascita di Gesù. “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace

“Veniamo nella notte con l’animo angosciato e nel buio. Non ci hanno convinto le belle illuminazioni delle città, dei paesi né quelle poste sulle finestre e sulle porte delle case. Non ci hanno rallegrato le vetrine allestite a festa, piene di cose belle… desiderabili alla vista”. Con queste parole si è aperta l’omelia del vescovo Fra’ Mario nella notte di Natale in Cattedrale a Massa.
“Quelle cose non ci hanno riempito il cuore. Soprattutto non hanno ricacciato dai nostri cuori quella paura, quel senso di angoscia strisciante per quelle notizie che ci arrivano continuamente: le dichiarazioni dei capi di Stato in conflitto tra loro, le guerre che in conseguenze di queste dure parole si avvicendano e si moltiplicano… ma soprattutto il grido delle vittime innocenti le donne, i bambini, gli anziani, le madri che piangono i figli che sono reclutati per la guerra.
E che dire poi del fenomeno delle migrazioni creato per lo più dalle diseguaglianze economiche di vaste aree della terra e che gli Stati faticano a governare. Tutto questo porta orami le nazioni a disinteressarsi del cambiamento climatico che viene per lo più negato ma che continua a creare disastri.
E poi i tanti poveri che se abbiamo occhi vigili vediamo anche vicino a noi, i giovani a cui è così difficile trasmettere i valori della vita autentica in un proficuo cammino educativo”.
“Quale Dio ci potrà salvare?” è la domanda del popolo descritto dal Vescovo e che accoglie la nascita di Gesù.
La profezia del profeta Isaia approfondisce il significato profondo di questa nascita: “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre”.
“La domanda spontanea – ha proseguito Fra’ Mario – è come potrà un piccolo bimbo avvolto in fasce e posto in una mangiatoia a vincere i poteri forti che governano il nostro vivere?”. La risposta arriva dall’angelo: “quel bimbo è un segno: l’intervento di un Dio che si avvicina all’uomo, entra in una storia concreta e condivide la sua vita fina dalla nascita con l’umanità povera ed oppressa; un segno che prefigura l’insegnamento, il comportamento e lo stile di Gesù nella sua vita adulta ma soprattutto prefigura la sua morte in croce”.
La Gloria di Dio si rivela agli uomini “nella povertà terrena, il bimbo nella sua passività e dipendenza dai genitori, avvolto nelle fasce, coricato, nascosto… è lui il Salvatore. La gloria nel cielo è la pace sulla terra in un meraviglioso scambio tra la nostra povertà e la grandezza del Signore”.

Il Vescovo Fra’ Mario Vaccari a Equi Terme (foto Presepe Vivente Equi Terme)

“Di fronte a questo segno – ha proseguito Mons. Vaccari – anche noi ripetiamo con fede certa, come il ritornello al Salmo ci ha fatto cantare: oggi è nato per noi un salvatore”. Nella sua omelia il Vescovo ha collegato il Natale del Signore al tema giubilare della speranza: “Oltre allo stupore e alla gioia, ecco nasce in noi anche la speranza, certa perché solido è il suo fondamento: è apparsa, si è manifestata la grazia di Dio che porta la salvezza a tutti”.
La speranza comporta una grande responsabilità: “ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere nel mondo con sobrietà, con giustizia, con timore, rispetto, mitezza”. Citando il teologo Sequeri, Monsignor Vaccari ha dato una chiave di lettura del mistero dell’incarnazione di Gesù in connessione con la sua Morte e Risurrezione e quello della sua Ascensione al cielo.
“Il Figlio di Dio, al termine della sua missione, non torna ad essere come era prima. Dio ha voluto imparare, sperimentare il nostro stesso punto di vista sugli odori dell’uomo che si entusiasma per la nascita della creatura o si dispera per la ferita di una persona alla quale vuole bene. Sono realtà che le impari solo se sei umano. Dio ha voluto sperimentare la condizione umana in modo completo”.
Da qui l’esortazione del presule a non stancarsi di “rimanere vicino a quell’umanità che soffre e che nello stesso tempo, proprio lì, comprende umilmente come vivere la propria storia con Dio, con Gesù. Questo è vivere con sobrietà e giustizia in questo mondo come Gesù ci ha insegnato”.