Il Libano era terra di convivenza

Davanti al fallimento della politica e dell’economia, il Paese dei cedri deve continuare ad “essere una terra dove comunità diverse convivono anteponendo il bene comune ai vantaggi particolari, dove religioni e confessioni differenti si incontrano in fraternità”. Il Libano è un Paese strano. Lo Stato riconosce ufficialmente 18 confessioni: tra i musulmani i sunniti, gli sciiti  duodecimani, ismailiti, alauiti e i drusi; tra i cristiani la Chiesa maronita, la Chiesa greco-ortodossa, la Chiesa greco-cattolica melchita, la Chiesa apostolica armena, la Chiesa armeno-cattolica, la Chiesa ortodossa siriaca, Chiesa cattolica sira, i protestanti, la Chiesa assira d’Oriente, la Chiesa cattolica caldea, la Chiesa ortodossa copta, la Chiesa latina. E’ una società complessa. Tuttavia le varie comunità hanno concordato che il Presidente della Repubblica sia sempre un maronita, il Primo Ministro dell’Assemblea Nazionale uno sciita, il vice Presidente del Parlamento un greco ortodosso, e che i componenti dell’Assemblea siano suddivisi in uguali proporzioni tra musulmani e cristiani.

Il Libano, dal 1948 non ha mai partecipato ad alcuna delle guerre che hanno coinvolto Israele e i Paesi arabi, ma ne ha sempre subito le conseguenze, dapprima con i profughi palestinesi, poi con quelli siriani con conseguente compromissione degli equilibri interni soprattutto a causa degli hazbollah. La situazione era ancora più delicata e pericolosa per la vicinanza con Israele. Malgrado tutto c’è stato un momento in cui Beirut era diventato il centro finanziario e commerciale della regione. Oggi è tutto sparito. Da qualche anno non c’è un governo. Da troppe parti si sproloquia sulla impossibilità della convivenza tra il cristianesimo e l’islam. Il Libano era Paese di dialogo e di convivenza. Ma non era il solo. Per 700 anni in Terra Santa si era convissuti senza problemi.

Mappa di Israele (da Wikipedia)

Ma anche in Giordania, in Siria, nell’Iraq di Saddam… Chi ha rotto gli equilibri già difficili? Chi ha alimentato direttamente o indirettamente gli estremismi? Chi ha armato le falangi dei tanti fronti di guerra? Da troppo tempo le parole di pace sono assenti nelle cancellerie diplomatiche. Inoltre si è fatto di tutto per silenziare l’Onu, unica voce inascoltata che qualche volta a qualche rigurgito di umanità. Per non parlare del Papa, profeta che grida nel deserto. Il popolo libanese, come quello palestinese di Gaza e della Cisgiordania per Hamas, è ostaggio di chi per interessi diversi continua a bombardare. C’è chi non si rassegna. La Chiesa italiana ha inviato un milione di euro alla Caritas di quel Paese per fornire accoglienza e assistenza umanitaria alle centinaia di migliaia di profughi e sfollati, assicurando aiuti d’urgenza in ambito alimentare e socio-sanitario. Non è una novità: negli ultimi 30 anni sono stati realizzati 143 progetti di sviluppo in diversi settori per quasi 34 milioni col sostegno della Cei presi dal contributo dell’8 per mille. Non si può uccidere la speranza.

Giovanni Barbieri