
Il “poverello” di Assisi “ardente d’amore” è una grande voce poetica. Il suo Cantico è la prima e profonda espressione della poesia religiosa
La Provvidenza che governa il mondo nel sec. XIII donò due prìncipi per aiutare i cristiani ad essere più sicuri e più fedeli a Cristo: sono San Domenico splendente di sapienza e San Francesco ardente d’amore.
Così Dante in due mirabili canti del Paradiso illumina la fervente ricerca e la testimonianza di Dio che ebbero nella loro opera di fondazione di due ordini religiosi detti “mendicanti” perché operosi in mezzo alla gente di tutti i ceti sociali. Percorrendo ogni contrada rinnovarono la Chiesa così in profondità che ancora oggi sono presenza fondamentale.
La regola francescana ha un suo elemento essenziale nella figura di “madonna povertà” che era rimasta “dispetta e scura” dopo la Crocifissione di Gesù sul Calvario: l’immagine dice che il senso da dare alla vita non è fare soldi ma la “perfetta letizia” come ritmo della spiritualità dell’esistere.
La novità portata dal movimento creato dal Santo di Assisi non fu la contrapposizione ai motivi ascetici e morali dell’operare cristiano, ma fu l’aver portato a unità tutti i fermenti di rinnovamento spirituale e di ritorno alla povertà evangelica e alla purezza morale dei primi cristiani, reclamato da altri gruppi che però passarono a posizioni eretiche o scismatiche.
Questo impegno esemplare di vita portò a percepire San Francesco come un “altro” Cristo, “imitatore di Cristo” tanto da ricevere le Stimmate.
Fu nel 1224, lo stesso anno di avvio della composizione del Cantico delle creature detto anche Cantico di Frate Sole, che trovò la dettatura definitiva nel 1225 Santo e poeta San Francesco, uno dei fondatori della letteratura italiana, che nasce nel sec. XIII in più parti d’Italia e in più lingue volgari, nel senso che si comincia a comporre testi letterari non più nel latino degli autori classici ma nel latino parlato dal popolo (vulgus) in tante varianti.
Dante nel De vulgari eloquentia pensa ad un volgare illustre che renda manifeste le potenzialità espressive che ogni dialetto possiede.
L’Italia non c’era come Stato unito, ma la letteratura del Duecento dà evidenza ad un’unità culturale, anche se distinta in più regioni, e tratta temi didattici, profani e sacri. San Francesco è una grande voce poetica; il suo Cantico delle creature, è la prima e profonda espressione della poesia religiosa, scritto in volgare assisiano illustre, quello parlato da gente acculturata, scelto al posto del latino, che conosceva e che ha usato in altre sue pagine; è uno dei testi del policentrismo letterario delle origini con autori che scrivono in volgare milanese, veronese, aretino, pugliese, siciliano della corte di Federico II, romano, fiorentino, sarà quest’ultimo volgare municipale a diventare la lingua italiana perché nel Trecento Dante, Petrarca e Boccaccio sono di Firenze e portano il loro volgare a livelli supremi e diventano modello per i secoli successivi.
Il Cantico fu composto nei due anni prima della morte di Francesco il 4 ottobre 1226 e in otto secoli mantiene intatta e attuale la sua forza concettuale e artistica. Secondo antiche testimonianze lo scrisse in una notte di tremende sofferenze del corpo.
Il codice più antico nella rubrica iniziale riporta che lo compose a San Damiano, era infermo e quasi cieco. Secondo frate Leone, suo confratello e autore di una domestica biografia “Specchio di perfezione”, i versetti sul perdono li compose dopo aver aiutato a far pace il vescovo e il podestà di Assisi.
C’è uno stacco tematico, che però non rompe l’ispirazione unitaria coi versetti precedenti nel punto in cui sono chiamati a lodare il Signore, su parametro morale, gli uomini che sanno perdonare e vivono nella santa volontà di Dio e non avranno la vera morte che è quella del peccato.
I modelli formali del Cantico sono i Salmi biblici per le formule di lode e le Beatitudini secondo l’evangelista Matteo. Fu composto anche per un fine pratico: dare ai frati un testo da cantare in lode e venerazione di Dio. San Francesco amava il canto e la musica e nel Cantico ha saputo dare una sua linea musicale, si svolge come una litania di note pacate, lente, di devota preghiera, resa più evidente dal ritmo proprio dei Salmi.
Il Cantico di Francesco rapidamente fu modello per una ricca tradizione di letteratura francescana a cominciare dalle biografie scritte da Bonaventura da Bagnoreggio e Tommaso da Celano, scritti che solo in parte ci sono pervenuti e che diventarono nel Trecento fonte per I fioretti di San Francesco, opera anch’essa di grande valore letterario che esprime al meglio i motivi più puri del francescanesimo e l’ammirazione per un uomo che aveva rifiutato la ricchezza materiale; umile e povero ha dato e continua a dare amore per il creato e spiritualità al mondo che ne ha tanto bisogno.
Maria Luisa Simoncelli