Domenica 28 luglio – XVII del Tempo Ordinario
(2Re 4,42-44; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15)
La moltiplicazione dei pani come espressione della misericordia di Gesù verso la folla che lo seguiva, raccontata nel vangelo secondo Marco, si allarga e si completa con il discorso eucaristico che troviamo nel vangelo secondo Giovanni e che leggeremo per cinque domeniche consecutive.
1. Dove potremo comprare il pane? Abbiamo letto domenica scorsa che Gesù “sceso dalla barca, vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore” (Mc 6,34).
Preso dalla compassione, Gesù si preoccupa di dove comprare il pane “perché costoro abbiano da mangiare”. Il racconto continua con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, con il discorso sul “pane della vita” e si conclude con l’esaltazione della persona di Gesù, fino al tentativo di proclamarlo re.
Con saggia pedagogia Gesù unisce la preoccupazione del nutrimento materiale con l’insegnamento per lo spirito, così come dice anche uno dei proverbi di Diogene: “È difficile parlare allo stomaco, perché non ha orecchie”.
Quando una persona ha fame, capisce solo di mangiare, ma Gesù e i discepoli del vangelo non possono limitarsi a nutrire il corpo: l’uomo ha una dimensione spirituale, una apertura verso l’Assoluto, un bisogno di credere che non si esaurisce nella cura del corpo.
2. Un ragazzo ha cinque pani d’orzo. È degno di nota il fatto che tra tanti uomini che si inoltrano nel deserto senza cibo (si direbbero degli scriteriati), solo un bambino ha cinque pani e due pesci. Senz’altro aveva una mamma previdente che mandandolo a pascolare il gregge gli aveva dato un po’ di merenda.
Gesù prende quello che trova, e che è messo a disposizione da un bambino più saggio degli adulti, e lo fa bastare per tutti, come accade sempre nella storia della salvezza: Dio vuole il nostro contributo, pensa poi lui ad aggiungere quello che manca.
Il racconto anticipa quanto Gesù farà durante la cena: prese il pane, rese grazie, lo spezzò lo distribuì.
3. Nulla vada perduto. Un’altra particolare riflessione merita anche l’esortazione di Gesù: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Di fronte a cinquemila persone che hanno mangiato, quale importanza può avere un pezzo di pane in più o in meno? Eppure Gesù si preoccupa anche degli avanzi.
Il discorso diventa particolarmente importante se si allarga alle persone. Nella preghiera dell’Ultima Cena Gesù dice: “Io li custodivo nel tuo nome e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto” (Gv 17,12). C
iascuno di noi è un dono prezioso di fronte a Dio e agli occhi degli altri: i figli per i genitori, i genitori per i figli, la moglie per il marito e il marito per la moglie, l’amico per l’amico, il parroco per i parrocchiani, i parrocchiani per il parroco. Tutti siamo preziosi, e nessuno deve andare perduto, e soprattutto non deve andare perduto per colpa nostra.
† Alberto