Il capanno del pastore di Tim Winton: il desiderio inappagato di libertà e compassione

Figlio di un poliziotto, Tim Winton decide di non intraprendere il mestiere del padre ma di diventare scrittore ed il suo esordio, ancora all’università, a ventun anni, con “An open swimmer” (purtroppo non ancora pubblicato in Italia) lo rende famoso al pubblico australiano.
Una quindicina tra romanzi, racconti e libri per bambini a 63 anni lo hanno reso una leggenda, testimoniando una continuità con autori come Peter Carey, Christine Stead, White, Mourname e altri distinguendosi per originalità di contenuti, solidità dei temi, capacità di coinvolgimento per una letteratura forse ancora da scoprire con maggior compiutezza.
In questo suo ultimo “Il capanno del pastore” (edito come le altre sue opere dalla benemerita Fazi, pagg. 276, euro 18,50 con traduzione di Stefano Tummolini) Jaxie Clackton appare a quindici anni come un reietto definito, orfano della madre, unico momento di affetto e comprensione, morta da poco di cancro.
Vive col padre, macellaio, violento e brutale con determinazione cieca ed assoluta finché un incidente domestico – muore mentre tenta di riparare maldestramente l’auto – lo mette nel possibile sospettato di omicidio.
Decide allora di darsi alla fuga per raggiungere la cugina Lee, di cui è innamorato ma che abita parecchio lontano. La prima parte della storia ce lo mostra prima in auto e poi a piedi nel tentativo disperato di raggiungere una landa inospitale del deserto dove il padre lo portava a caccia di capre.
Miracolosamente sopravissuto ad ogni genere di incidente raggiunge un lago salato dove intravede una baracca evidentemente abitata. Qui inizia il secondo tempo della fuga perché incontrerà un vecchio che vive in condizioni precarie e si svelerà essere un anziano prete irlandese, Fintan MacGillis.
Tenuto in isolamento, due volte l’anno qualcuno lo raggiunge portando il necessario per la sopravvivenza dopo che è stato privato di documenti e capacità di comunicazione e ricordandogli la consegna del silenzio.
Qualcosa di orribile è accaduto nel suo passato e le condizioni per una , temporanea, residenza del ragazzo sono la promessa di non dire niente a nessuno l’uno dell’altro.
Questa è la parte più ampia ed articolata del romanzo grazie alla quale è permesso al lettore di entrare nelle dinamiche di un rapporto che ben presto diventerà una sintesi articolata di verità e menzogne che, quasi fondendosi in magico equilibrio, costituiranno una straordinaria storia di formazione in cui la pur sofferta condizione, la terribile circostanza ambientale e le minacce sempre occulte quanto prevedibili permetteranno alla narrazione di manifestarsi in tutta la suggestione di un desiderio inappagato di libertà e compassione.
Però arriviamo al terzo tempo quando tutto cambierà ed entreremo in un vero e proprio western in cui tutto, forse, sarà destinato a mutare. Governato con precisione millimetrica, superando la gabbia dei generi (del resto nella produzione che si è potuta fino ad oggi affrontare grazie alla Fazi abbiamo potuto renderci conto che si tratta di un autore non facilmente classificabile) Winton dimostra ancora una volta come la sua capacità di scavare nell’animo umano non è etichettabile.

Ariodante Roberto Petacco