Domenica 3 marzo. Terza di Quaresima
(Es 20,1-17; 1Cor 1.22-25; Gv 2,13-25)
Dopo le prime due domeniche di Quaresima dedicate come ogni anno alle tentazioni e alla trasfigurazione, le tre domeniche centrali di quest’anno ci invitano alla riflessione sulla passione cruenta e redentrice di Gesù con brani presi dal Vangelo secondo Giovanni.
Il primo di questi brani ci parla del segno del tempio.
1. Non fate della casa del Padre mio un mercato. Gesù entra nel recinto del tempio dove trova cambiamonete e animali piccoli e grandi predisposti per i sacrifici. Erano cose necessarie per il culto, anche i cambiamonete, perché l’offerta al tempio si poteva fare sono con moneta giudaica.
Possiamo dire che Gesù trova nel tempio quello che fino a qualche decennio fa avrebbe trovato anche nei nostri santuari.
Di fronte a tale mercato Gesù non si dimostra pastore mansueto, ma preso dallo zelo per la casa del Padre diventa una furia contro i mercanti. I Giudei non contestano l’azione di Gesù, almeno in questo si dimostrano consapevoli della sconvenienza del mercato, ma chiedono a Gesù un segno che dimostri la sua autorità.
2. Il segno del tempio. Dopo la risurrezione i discepoli comprendono che Gesù parla del suo corpo come tempio di Dio. Il tempio di Gerusalemme era stato costruito per custodire l’Arca dell’Alleanza contenente le tavole della Legge.
Dopo aver accompagnato il popolo pellegrinante nel deserto, l’Arca dell’Alleanza aveva trovato fissa dimora nel Santo dei Santi, nascosta e protetta dal velo del tempio. Al di là del velo il sommo sacerdote entrava una volta all’anno nel giorno dell’Espiazione e toccava il coperchio dell’Arca con le dita intrise nel sangue dell’agnello.
Al momento della morte di Gesù il velo si rompe perché il tempio di Gerusalemme ha finito la sua funzione; ormai Gesù è il vero agnello sacrificato e noi abbiamo accesso a Dio attraverso il suo corpo, come ci insegna la Lettera agli Ebrei: “Abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne” (10,20).
3. Egli conosceva quello che c’è nel cuore dell’uomo. Quante volte viene voglia di prendere una frusta simbolica e smascherare i mercanti del tempio!
Di fronte a diversi operatori politici, sociali, caritativi, e anche religiosi che approfittano della religione per imporsi nella società o per arricchirsi personalmente, il dire chiaramente e pubblicamente come stanno le cose sarebbe un dovere di serietà.
Ma solo Gesù conosce il cuore dell’uomo, a noi non è concesso. Non conoscendo quello che c’è nel cuore di ciascuno, non possiamo giudicare nessuno, ma solo mettere in guardia le persone e invitarle a usare gli accorgimenti adatti per non essere raggirati.
Per rispetto alla verità bisogna dire che nei confronti dei politici i fedeli sono disincantati; non altrettanto si può dire nei confronti dei ministri del culto e degli operatori della carità.
† Alberto