A Monzone in servizio sempre meno attività

Dopo la chiusura dello storico “Queen Bar”

L'esterno del Queen Bar
L’esterno del Queen Bar

Da alcuni giorni ha chiuso, definitivamente, l’attività il “Queen Bar” di Matteo Arcangeli a Monzone. Il bar aveva vissuto momenti di splendore quando lo gestiva il compianto Goffredo Montani, un vero professionista del mestiere di barista, che per lunghi anni si era fatto le ossa nei migliori alberghi della costa. La sua forza risiedeva nella capacità di relazionarsi ed anche di scontrarsi, per poi riappacificarsi, con la sua fedele clientela. Al suo ritiro si sono susseguite nuove gestioni, ma il calo demografico e la differenziazione delle abitudini delle persone hanno limitato le frequentazioni al bar e costretto alla sua chiusura. Si è ripetuta, a Monzone, la storia delle botteghe di alimentari, che, una dopo l’altra (erano sei), hanno cessato l’attività, l’ultima (quella della famiglia Mastrini) non molti mesi fa.

Matteo Arcangeli
Matteo Arcangeli

Il paese, però, ha ancora il suo bar, il “Bar Sport”, che, nato nel 1946, è diventato, nel tempo, punto di riferimento per giovani ed anziani, attraverso gestioni tramandate da genitori a figli. Non è trascurabile la presenza di un bar in un piccolo paese, ai fini della socialità, per una partita a carte o per momenti di discussioni politiche o di sport o di banalità fra le persone. Un po’ di tempo fa, oggi non più, era interessante anche assistere ai racconti, spesso accesi, dei cavatori sulle loro esperienze nelle “ varate” del marmo, nelle cave di quarzo o nei vari loro posti di lavoro. Anche per tutto questo è triste veder chiudere un bar, come è stato triste assistere, pochi mesi fa, alla chiusura della bottega di merceria, di abbigliamento e di articoli per la casa della signora Pina, per sessanta anni sempre pronta a venire incontro alle richieste dei suoi clienti. Quali riflessioni porta a fare un paese che nel giro di pochi mesi ha perso tutte queste attività e, quindi, parte della sua identità? Fra quanto dovremo andare alla ricerca di “un mondo perduto”, come scrisse il prof. Giorgio Pellegrinetti a proposito del Ponte di Monzone, dove aveva vissuto da ragazzo, rivisitandolo nel secondo dopoguerra?

Andreino Fabiani