
Gravissimo l’attacco del parassita. Una raccolta disastrosa in tutto il territorio
Produzione ridotta del 90%, frantoi senza clienti. Alcuni produttori, visti i costi, scelgono di non iniziare neppure a raccogliere le poche olive
Letteralmente una tragedia, si prospetta un 2023 da incubo per quanto concerne la raccolta delle olive in Lunigiana travolta dalle avversità del clima e dall’attacco della cecidomia, un insetto che deposita piccole uova all’interno della foglia, che crescono fino a trasfigurarla, rovinando poi anche la piante ed il frutto.
“Siamo a zero, ma non è un modo di dire per esemplificare una raccolta deficitaria. No siamo letteralmente senza olive da spremere” ci dicono dal frantoio Agrilunigiana di Fosdinovo.
I pochi frutti che arrivano al frantoio sono “delle zone limitrofe di Massa, Carrara e Montignoso. Ma anche da lì c’è una raccolta assolutamente ridotta rispetto al 2022 che già era stato un anno non positivo”.
E la conferma arriva anche dal frantoio Moro, sempre di Fosdinovo realtà storica che lavora con i privati ma che ha anche 1.200 piante di olivo sulle sue spalle: “Noi facciamo diverse tipologie di olio” racconta l’amministratore dell’azienda Adriano Petacchi “abbiamo anche un marchio IGP Colline della Lunigiana che quest’anno non faremo perché la produzione è troppo scarsa”.
E sottolinea come “questo sia un anno di carenza, faremo un decimo della produzione abituale”.
Come detto un disastro dovuto all’attacco della cecidomia che intacca profondamente l’olivo e il suo frutto “anche chi riesce a raccogliere qualcosa – ci confermano sempre dal frantoio Agrilunigiana – poi si trova un prodotto assolutamente di bassa qualità che non vale nemmeno la pena di portare al frantoio”.
Dubbio su cui sta ragionando Francesca Ferrari dell’agriturismo Ferrari Lucchetti di Pontremoli “non so neanche se valga la pena di portare il prodotto al frantoio. Per noi raccogliere le olive e portarle al frantoio ha un costo esorbitante.
Purtroppo quest’anno sono così poche che forse la scelta più logica e conveniente, anche se dolorosa, è quella di non raccogliere le olive”.
“Fino a pochi anni fa in questi giorni c’era la fila per portare le olive alla spremitura. Purtroppo è dal 2021 che c’è una grossa difficoltà e quest’anno siamo praticamente senza clienti – ci attestano anche dal frantoio Riani di Gragnola di Fivizzano, che da generazioni si occupa con passione e professionalità della produzione di olio extra vergine di oliva “purtroppo in tutto il fivizzanese la raccolta delle olive è stata ampiamente deficitaria”.
Come detto, oltre alla cecidomia c’è stato anche una problematica legato al clima, come ci confermano dall’agriturismo “Castello Mugazzena” di Tresana nella cui proprietà si trova un’antica oliveta (più di sei ettari), dove ci sono oltre 700 piante della qualità moraiolo e leccino “fortunatamente siamo un’isola felice per quanto concerne la cecidomia, anche grazie all’utilizzo di trappole naturali”, ma questo non ha impedito che il raccolto venisse ampiamente falciato dalla siccità prima e dal maltempo poi “purtroppo – sottolineano dall’agriturismo – con la crisi climatica i cicli naturali che prima erano più stabili, oggi sono completamente scoordinati e imprevedibili. E così quest’anno ci siamo trovati di fronte prima ad un lungo periodo senza’acqua e poi c’è stata la pioggia proprio durante la fioritura della pianta che ci ha dato il colpo di grazia”.
Questo ha fatto sì che degli abituali 700-800 quintali di olio si sia passati “a neanche 200. Saremo attorno ai 150-180 quintali di prodotto”.
(Riccardo Sordi)