
Mentre nel resto della Regione si paventa una netta diminuzione con anche il 50% del prodotto in meno, nel nostro territorio sembra ripetersi la buona annata del 2022. Con l’unico inconveniente di una caduta tardiva dei ricci in alcune zone della Lunigiana, specie nel fivizzanese
La raccolta delle castagne in Lunigiana è un poco in ritardo rispetto agli standard abituali, ma si preannuncia ricca per qualità e quantità, in controtendenza rispetto a quanto accade in molte altre regioni italiane, a partire dalla stessa Toscana.
Questo è il dato che abbiamo potuto rilevare confrontandoci con alcuni produttori locali che, per fortuna, hanno evidenziato come nel nostro territorio non si sia verificato quanto sta accadendo nel resto della regione dove, secondo un primo monitoraggio di Coldiretti Toscana e dell’associazione nazionale Città del Castagno, si stima una riduzione media in almeno il 50% del raccolto negli oltre 30 mila ettari di castagneti da frutto censiti.
Invece in Lunigiana pare che, come ci conferma Barbara Maffei dell’Agriturismo Montagna Verde di Licciana Nardi “da una prima stima possiamo dire che la raccolta sta confermando i dati del 2022”.
Un’annata che per la Lunigiana era stata di ottimo livello come ci conferma anche Marino Giumelli titolare del negozio “Il fungo” di Pontremoli, azienda che produce la farina di castagne Dop, “le castagne sono belle e sane. Stiamo tornando, dopo anni altalenanti, a un livello di produzione importante”.
Insomma nonostante il prolungarsi della siccità estiva e delle alte temperature i castagni hanno resistito bene “anche se, inevitabilmente, alcune piante collocate nelle zone più esposte al sole il caldo lo hanno sofferto” sottolinea Giumelli.
Una resistenza che secondo la Maffei potrebbe risiedere, oltre ad un clima più mite e piovoso nella Lunigiana che nel resto della regione, proprio nelle caratteristiche del castagno locale “che è una pianta secolare e resistente, capace di una maggiore resilienza rispetto a caldo e siccità”.
Unico aspetto, come anticipato, è stato il fatto che rispetto alla tempistica tradizionale l’inizio della raccolta è iniziato con qualche settimana di ritardo.
Anche se è stato un fenomeno diffuso un po’ a macchia di leopardo come ci conferma la Maffei che ha iniziato la raccolta con la solita tempistica “da noi non c’è stato questo problema, anzi abbiamo avviato la raccolta già dai primi giorni di ottobre. Ci è stato invece segnalato che soprattutto nel fivizzanese sono partiti con qualche giorni di ritardo, ma ora con questi giorni di pioggia e di vento sicuramente tutte le castagne saranno cadute dagli alberi”.
Un dato che ci viene confermato anche dall’azienda dei fratelli Malatesta di Bagnone, situata lungo la strada provinciale che dalla frazione di Vico conduce a quella di Treschietto, “sì, la raccolta è partita con dieci, quindi giorni di ritardo rispetto al solito. Abitualmente partivamo a fine settembre, quest’anno abbiamo dovuto attendere fino quasi alla metà di ottobre”.

Tutto questo dovuto al grande caldo estivo ed autunnale che a differenza di molte varietà di frutti che maturano in anticipo, nel castagno invece ha ritardato di una decina di giorni la maturazione e la conseguente caduta delle castagne. Ma anche da Bagnone arriva la conferma che le castagne “sono buone e sane”.
Quindi una stagione forse partita con lieve ritardo ma che poi si è invece “riscattata” alla grande con frutti abbondanti e che danno l’idea di essere di qualità anche se per avere un responso definitivo sul livello del prodotto bisognerà attendere la conclusione del lavoro che porta alla realizzazione della farina.

Ma le premesse sono davvero ottime come evidenzia la Maffei “la sensazione è che sia un prodotto in linea con quello del 2022 quando avevamo avuto un dato di percentuale zuccherina oltre al 30%. Si tratta di un livello ottimo tenendo conto che il dato medio degli ultimi 8 anni si aggira attorno al 23-24%”.
Elementi confermati anche dall’azienda dei fratelli Malatesta “sì, ci sono tutte le premesse che quest’anno venga una farina di alto livello, molto dolce e con un basso dato di umidità che permette una migliore conservabilità del prodotto”.
Ma accanto al dato positivo generale, resta la problematica dell’abbandono dei boschi e dei castagneti da frutto. Si stima che, nella sola Lunigiana, ci siano almeno quindici ettari di castagneti in stato di abbandono.
Questo crea un grande rischio, sottolinea Francesca Ferrari, presidente della Coldiretti Massa Carrara che è quello di “trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia che vengono spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai nostri produttori. Per limitare la dipendenza dall’estero c’è bisogno di recuperare i castagneti oggi abbandonati nella nostra bella Lunigiana, e più in generale nella nostra regione, rimetterli in produzione”.
(Riccardo Sordi)