Il Mediterraneo torni ad essere culla di civiltà

Da Marsiglia nuovo appello del Papa a trovare forme giuste di accoglienza

A Marsiglia l’Incontro del Papa con persone impegnate nell’assistenza e nel soccorso ai migranti nel Mediterraneo. (Foto Vatican Media/SIR)

Il 22 e 23 settembre papa Francesco si è recato a Marsiglia per la conclusione dei “Rencontres Méditerranéennes”, un evento promosso dal card. Jean-Marc Aveline in continuità con gli incontri Mediterraneo frontiera di pace organizzati dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2020 e nel 2022.
Il Papa ha subito ribadito l’importanza e la centralità della questione del Mediterraneo, sulle cui sponde vivono popoli, culture e religioni diverse. Quello che una volta era chiamato ‘mare nostrum’, mare di tutti, è diventato luogo in cui si scaricano le tensioni di tutto il mondo.
I temi stati toccati nel corso del convegno sono vari e delicati: la libertà di coscienza e la libertà religiosa; l’accesso al lavoro, le condizioni sociali e i flussi migratori; il problema ecologico, che con questi ultimi si connette in maniera drammatica; la questione educativa; i conflitti di ogni genere fino a quelli propriamente bellici.

Il Papa a Marsiglia (Foto Vatican Media/SIR)

Più o meno tutti questi temi sono all’origine del fenomeno migratorio che, inevitabilmente, diventa centrale nella riflessione. Papa Francesco non si è tirato indietro.
Davanti al Memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare ha usato parole decise: “Questo splendido mare è un norme cimitero dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba… Di fronte a questa tragedia dei naufragi dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza siamo tutti davanti a un bivio di civiltà”.
Uno dei temi su cui il Papa ha più insistito è quello del soccorso in mare: “Salvare vite umane vuol dire anche libertà di non migrare, collaborare con i Paesi di origine e dare il nostro fattivo contributo per evitare le crisi climatiche, le guerre e la crisi alimentare. Per questo è urgente legalizzare i tragitti, incentivare i canali e i legami comunitari, favorire l’integrazione che non è mai assimilazione, ma salvaguardia delle peculiarità culturali e identitarie dei Paesi da cui provengono i migranti, che vanno aiutati a dare il proprio fattivo contributo al futuro della nostra nazione”.

L’incontro a Marsiglia fra Papa Francesco e il presidente della Repubblica Francese Macron (foto Vatican Media/SIR)

C’è da ricordare che la visita del Papa a Marsiglia è coincisa con la 109.ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. Non è da oggi che la Chiesa ha a cuore il problema, visto che da più di un secolo propone la riflessione sui fenomeni migratori che nel tempo hanno coinvolto popoli diversi, compreso il nostro.
Questa non è un’ossessione di Papa Francesco, visto che tutti i suoi predecessori in questo secolo hanno scritto messaggi sul tema all’umanità. E la libertà di scelta è l’oggetto della riflessione di quest’anno: “Liberi di partire, liberi di restare”, cercando però di creare le condizioni dignitose di vita nei Paesi di origine. Oggi in troppi Paesi questo non avviene e per troppe persone non è possibile. Oggi il Mediterraneo è un mare di conflitti, il Mare nostrum è diventato il Mare mortuum (dei morti), “deve tornare ad essere un laboratorio di pace”.
Si rivolge ai credenti: “Apriamo le porte delle chiese e delle canoniche, ma soprattutto quelle del cuore, per mostrare attraverso la nostra mitezza, gentilezza e accoglienza il volto del nostro Signore. Chiunque vi avvicini trovi la testimonianza di un’umile gioia, più fruttuosa di ogni capacità ostentata. Trovino i feriti della vita un porto sicuro – l’accoglienza – un porto sicuro nel vostro sguardo, un incoraggiamento nel vostro abbraccio, una carezza nelle vostre mani, capaci di asciugare lacrime”.
Ma sa benissimo che la soluzione dei problemi si trova su altri piani. Non certo nel rimandare a casa propria i migranti che cascano subito di nuovo nelle braccia dei loro carnefici. L’Europa non può lasciare soli i Paesi di prima accoglienza come Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna.
C’è infine un appello forte all’Europa di non ammalarsi di cinismo. Gli oltre 133mila migranti giunti in Italia nel 2023 (l’8,76% sono minori non accompagnati), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco, il 12% provengono dalla Guinea, da Costa d’Avorio (11%), Tunisia (9%), Egitto (6%), Bangladesh (6%), Burkina Faso (5%), Pakistan (5%)poi da Siria, Mali, Camerun. Il 36% proviene da altri Stati o sono ancora in fase di identificazione.
In questi giorni è comparsa l’ultima lista di Paesi “sicuri” sulla base delle norme europee. Per i cittadini di queste nazioni vengono applicate procedure accelerate per le richieste di asilo. Invece di pensare all’accoglienza ci si preoccupa soprattutto di rispedire al mittente dei disgraziati che per fuggire in quelle condizioni avranno sicuramente avuto i loro motivi. Fa specie notare “sicuri” Paesi come la Costa D’Avorio, la Tunisia, la Nigeria, il Senegal, il Marocco visto l’alto numero di migranti presenti in quei Paesi.
Sembra proprio di essere di fronte ad un mondo cinico che, pur di liberarsi di persone in difficoltà, si inventa paradisi dove in realtà c’è l’inferno. C’è veramente bisogno di umanità. Papa Francesco sembra un profeta che grida nel deserto, ma non può rinunciare (come lui tanti altri) a gridare a favore di chi non ha voce.

Giovanni Barbieri