Il Seicento è il secolo che definisce l’immagine della cultura occidentale non più abbandonata
Giovanni Keplero (1571 – 1630)

Nel terzo decennio del Seicento, quattro secoli fa, nasceva a Clermont-Ferrand il filosofo e scienziato Blaise Pascal (1623 – 1662) dotato di brillanti attitudini per la matematica e per la fisica sperimentale, ripeté le esperienze di Evangelista Torricelli in un “Trattato sul vuoto” in cui ha grande rilievo il metodo di indagine.
I colossi della filosofia e scienza della natura del Rinascimento avevano fatto la “rivoluzione copernicana”, che cambia di posto alla Terra, presentata come ipotesi dall’astronomo Copernico e poi affermata da Galileo. Le “macchine” della tecnologia di Leonardo sono costruite per verificare che le teorie matematiche e fisiche siano confermate dall’esperienza sensibile.
La “rivoluzione intellettuale” di Giordano Bruno vede un universo che si estende all’infinito perché creazione di Dio che è infinito. Il Seicento è il secolo che porta sempre più avanti una radicale e “laica” rivoluzione scientifica che afferma l’autonomia dalla religione e la libertà della scienza, è contro i dogmatismi della fisica aristotelica sostenuti fideisticamente (“ipse dixit”).
La coscienza della nostra modernità ha portato a concepire il sapere come un patrimonio complesso, ma unitario e costituito di parti tra loro solidali. La nuova scienza è sperimentale, si sbarazza di magia bianca e nera e di alchimie e di forze occulte.
Galileo capisce che il libro della natura è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche, e le verità di fede e di ragione sono reciprocamente indipendenti, la scienza è oggettiva e ha il primato nella comprensione del mondo per mezzo della “sensata esperienza”: niente è scientifico o storico se non è provato e documentato.
L’invenzione di nuovi strumenti (telescopio, microscopio) rendono possibile esplorare il mondo nell’infinitamente grande e nel piccolo. Keplero elabora le tre leggi dei moti dei pianeti che girano intorno al sole descrivendo orbite elittiche in aree e tempi proporzionati (e poi Newton definirà la legge della gravitazione universale).
Dalla Francia arriva Cartesio col suo nuovo e complesso metodo di indagine filosofica e scientifica mediante l’analisi matematica. Nel Seicento mancano le figure professionali di oggi, ma si conosce bene la fisica, la matematica e le scienze naturali. I maggiori contributi scientifici vengono spesso da ”non specialisti”: per la matematica basti pensare a Cartesio e Pascal che sono filosofi, propriamente epistemologi, filosofi della scienza.
Nel Seicento si consolida la distinzione di metodo e linguaggio tra materie letterarie e materie scientifiche. In Italia si fanno importanti studi, nascono scuole e accademie, le più qualificate ancora oggi sono l’Accademia dei Lincei, della Crusca, ma anche del Cimento, dei Georgofili, si può dire che ovunque sorgono accademie – anche Fivizzano, sotto governo fiorentino, fondò quella degli Imperfetti.
Evangelista Torricelli (Faenza 1608-Firenze 1647), successore di Galileo, costruì il primo barometro basandosi sul principio che l’aria ha un peso ed esercita perciò una pressione.
Francesco Redi, oltre a creare testi poetici sul vino di Montepulciano, medico animato da passione scientifica fa osservazioni sul veleno delle vipere e sulla generazione degli insetti.
Viene scoperta la circolazione del sangue distinta nelle due circolazioni del sangue arterioso e venoso. In conclusione va osservato che la “rivoluzione scientifica” del Seicento – che inventa anche il calcolo infinitesimale e scopre il pieno e il vuoto, che dimostrae che le particelle elementari dei corpi sono in natura già separate da spazi vuoti – porta a scoprire e ad analizzare dimensioni della realtà mai prima esplorate.

Maria Luisa Simoncelli