In una relazione della seduta scientifica della Deputazione di Storia patria per le Province Parmensi che si è riunita a Pontremoli
Nella seduta scientifica, organizzata dalla sezione di Pontremoli della Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, tenuta a Pontremoli domenica 18 giugno, Olga Ricci ha presentato la sua relazione sul tema “La chiesa di Santa Cristina di Pontremoli in un inventario inedito di fine Quattrocento”. La data da cui è partita è l’11 gennaio 1494 quando nella sacrestia della chiesa di S. Cristina si incontrano sei personalità tra cui il notaio Francesco Enrighini, due massari di S. Cristina Lorenzo De Rossis e Lorenzo Gnocchi e Geronimo Ricci, sacerdote e rettore di S. Cristina, nipote e successore di Cristoforo Ricci nello stesso incarico ecclesiastico.
Per giungere a Geronimo Ricci come parroco di S. Cristina bisogna conoscere la lettera inviata dai parrocchiani della chiesa pontremolese al duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, per chiedere di designare un sacerdote per la loro comunità religiosa, che vantava 500 abitanti. Il testo, intitolato “Parrocchiani vicini a S. Cristina, è stato scritto da Giovanni della Porta, commissario sforzesco a Pontremoli dal 1462 al 1472 inviato nel borgo lunigianese per pacificare i pontremolesi. Il documento è senza data, ma dalla grafia si intuisce che l’autore è appunto il funzionario ducale e quindi si presume che sia stato redatto nel 1470. La supplica è stata spedita al duca milanese senza nessuna considerazione del vescovo di Brugnato.
Nel 1494 fu inventariato il patrimonio della chiesa di S. Cristina nel periodo in cui gli Sforza cercarono di innalzare Pontremoli a sede vescovile. Nell’elenco si trovano tra gli altri oggetti una croce d’argento, un tabernacolo, due candelabri d’argento, un sermolare, un registro dei battezzati, un incensiere, una reliquia della S. Croce, due veli della Vergine e uno scrigno grande.
La prima citazione della chiesa di S. Cristina è del 1252 in documenti del Monastero di S. Venerio del Tino, in cui viene designata con il titolo di S. Cristina e S. Salvatore. La comunità dipendeva dal monastero di S. Giorgio di Pontremoli, che a sua volta dipendeva dal monastero di Leno. Le due realtà religiose di S. Cristina e S. Giorgio avevano funzioni di controllo viario (nel monastero di S. Giorgio si pagava la dogana per entrare a Pontremoli).
Nella “Colletta per la crociata” del 1276 compare tra gli enti dipendenti dalla Pieve di Saliceto. Divenne parrocchia autonoma nel 1568. Nel 1670 fu abbattuto l’edificio cinquecentesco e fu subito ricostruito. Pontremoli all’epoca era abitata da 3.000 persone ed era già un borgo con caratteristiche da città, ma era sottoposto a divisioni interne che hanno segnato profondamente la sua storia.
Era conteso tra le grandi superpotenze politiche del tempo per la sua posizione strategica ai piedi dei passi appenninici che collegavano l’Europa e l’l’Italia settentrionale a Roma e al Mediterraneo. Dal punto di vista economico non doveva essere molto fiorente dato che troviamo la presenza di ebrei, che prestavano denaro ad usura.
Una seduta ricca di spunti
La sezione di Pontremoli della Deputazione Parmense ha presentato nuove comunicazioni di ricerche in presenza del nuovo direttore Angelo Ghiretti, che come direttore del Museo del Piagnaro lavora per farlo un laboratorio di ricerca e far vivere un sito di cultura.
Marco Angella presidente esordiente della sezione pontremolese ha aperto la seduta accennando alla collaborazione data al Convegno sul Barocco a Pontremoli e a quello sull’attività di ricerca di Nicola Michelotti.
A Giuseppe Benelli, ora presidente onorario della sezione pontremolese della Deputazione, è stata affidata la commemorazione di Renato Del Ponte, di Lodi ma formatosi a Genova, è venuto a insegnare materie umanistiche al Liceo Scientifico di Villafranca vincitore di concorso a cattedre. Studioso molto attivo, in rapporto personale e di studi con Giulio Evola, teorico dell’estrema destra europea, militanza politica anche di Del Ponte, studioso del mondo classico e medioevale, si occupò a lungo del labirinto di San Pietro a Pontremoli.
Da Perugia è venuto lo storico Enrico Fuselli che ha ben illustrato l’amministrazione doganale a Pontremoli, Villafranca, Zeri sotto il mal accolto passaggio al ducato di Parma (1847-1859).
La comunicazione di Mario Nobili ancora ha chiamato in causa il nuovo ordine italiano portato dagli Obertenghi, la loro Marca comprendeva buona parte del Nord Italia, da loro vengono gli Alberici a Rovigo, i Malaspina, gli Este, gli Adalberti di Tuscia.
Collegata in video Patrizia Moradei ha dedotto dalla morfologia dei luoghi i toponimi derivanti dai vocaboli monte e valle da Vallecchia al Valoria.
Enzo Barbieri ha studiato 155 pergamene inedite comprate dal Comune di Pavia con documenti dal 1218 al 1500 riguardanti Varzi, Genova, Gogliasco e la Lunigiana dei Malaspina con le loro interne controversie intricate e rapporti di forza coi governi dominanti.
Luca Angeli ha illustrato un tentativo di arroccarsi sul monte Caprione, nasce una contesa tra il vescovo di Luni e Alberto detto “Moro” Malaspina, intervenne Lucca a mediare la pace citata in un documento del 1124.