Degni della missione ricevuta

Domenica 2 luglio – XIII del Tempo Ordinario
(2Re 4,8-11.14-16; Rm 6,3-4.8-11; Mt 10,37-42)

In questa domenica leggiamo la conclusione del discorso missionario. Dopo l’invito alla preghiera per gli “operai della messe” e l’esortazione a “non avere paura”, Gesù invita il discepolo a vivere in una passione esclusiva e totale per lui.
1. Chi non mi segue, non è degno di me. L’attaccamento a Gesù esige di far passare in secondo piano tutti gli altri legami, sia con le persone, sia soprattutto con le cose.
Chi è degno di lui si rende disponibile a compiere quello che la Provvidenza richiede, perché ciascuno realizza la propria vocazione quando trova il posto che Dio gli ha affidato nella storia.
Allora, sempre con tanta riconoscenza e con molta nostalgia, prima lascia suo padre e sua madre, poi lascia anche gli altri affetti e si incammina per la strada che Dio gli propone.
La grazia del Signore trascina, e chi accoglie la chiamata del Signore, entra senza sapere come in una dimensione divina di fede da cui non può più uscire: “So in chi ho posto la mia fede”, scrive san Paolo a Timoteo.
La vita del missionario del vangelo è un intreccio di sentimenti umani e divini, di spontaneità della natura e della grazia, di attività e di contemplazione. Nell’alternarsi di tutte queste vicende il missionario, in quanto uomo di fede, ha la consapevolezza che la storia è nelle mani di Dio, e che Dio non abbandona chi si fida di lui.
La fame e la sete di Dio sono il motore trainante nella vita del discepolo per quanto riguarda il suo impegno religioso, sociale, politico ed economico.
2. Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. La fiducia riposta in Dio è la premessa della ricompensa che si attende solo da Lui. Certamente non è sgradita la riconoscenza degli uomini, ma il discepolo del vangelo è felice di sentirsi dire: “Bravo, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone, perché hai accolto la mia chiamata e hai trovato il motivo della tua vita. Ricevi la mia ricompensa perché hai lavorato nella mia vigna, sei vissuto come fratello in mezzo ai fratelli e ti sei sacrificato per loro, hai spezzato il pane della Parola e della Eucaristia, hai testimoniato l’amore di Dio, sei vissuto secondo le beatitudini del Discorso della Montagna”.
La ricompensa sarà proporzionata all’intensità della risposta, non sarà calcolata in base al rendimento, non avremo premi di produzione.
3. Chi accoglie voi accoglie me e colui che mi ha mandato. La ricompensa promessa al profeta si allarga anche a tutti coloro che accolgono il profeta, il quale ha la missione di diffondere la parola di Dio.
La ricompensa è per chi accoglie la Parola, ma anche chi aiuta il profeta non perderà la sua ricompensa. Un solo bicchiere d’acqua fresca avrà il suo riconoscimento, così come la donna di Sunem che accolse il profeta Elia ottenne la gioia di stringere un figlio suo tra le braccia.
Il Signore non si lascia superare in generosità, perché “è buono e grande nell’amore”, e “perdona tante cose, per un’opera di misericordia!” (Prom. Sposi, XXI).

† Alberto