
Domenica 23 aprile – III Domenica di Pasqua
(At 2,14.22-33; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35)
L’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus presentata quest’anno è la più originale, la più conosciuta, la più ricca di significati. A differenza delle altre, questa è descritta nei minimi particolari, tanto che potrebbe essere presa a modello per ogni vita cristiana.
1. Gesù in persona camminava con loro. Due discepoli nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno sono in cammino per un villaggio non bene identificato, ma non è importante conoscere il luogo fisico, perché il racconto descrive il cammino spirituale di coloro che arrivano alla fede. Durante il cammino parlano di quello che è accaduto: le promesse non realizzate, il fallimento dei fondatori, i discorsi delle donne, e soprattutto l’esito infausto della missione di Gesù. Anche molte nostre conversazioni sono sullo stile dei loro discorsi: l’incapacità dei vescovi, la non credibilità dei preti, la corruzione nella Chiesa, l’arrivismo dei politici, e così di seguito. La sconsolata conclusione dei due discepoli: “Noi speravamo”, potrebbe essere ripetuta anche oggi. Ma Gesù camminava con loro, dice il vangelo, e non se ne erano accorti. Sentivano però che i loro discorsi disfattisti cominciavano a vacillare. Forse lo straniero che si era affiancato a loro sapeva qualcosa di più, aveva comunque un altro modo di ragionare.
2. Il giorno è al tramonto. Mentre tramontava quel giorno giunto a sera, sorgeva un altro giorno più radioso. Il cammino, per quanto faticoso possa essere stato, viene premiato dall’incontro con Gesù, e allora i due non sentono più la fatica del viaggio, non hanno più bisogno né di mangiare né di riposare, ma “partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme” per annunziare la notizia agli “Undici e agli altri che erano con loro”. I discorsi disfattisti non solo non erano improntati alla fede, ma non erano neanche ispirati da sapienza umana; erano piuttosto discorsi qualunquisti e di visione molto limitata. Il sole brilla anche quando noi siamo nella notte, ma manda la sua luce da un’altra parte.
3. Resta con noi, perché si fa sera. Il cuore che arde nel petto percepisce che c’è una realtà diversa, ma prima di arrivare alla fede, arriva alla preghiera e a un gesto di carità: “Resta con noi, il giorno è ormai al tramonto”. La fede e la carità non sono due virtù in contrasto, sono due strade che si intrecciano. In teoria dall’incontro con Dio deriva la forza e l’amore per servire i fratelli; nella pratica molte volte il dono della fede è la ricompensa per la generosità che viene dal cuore. Un gesto di carità è più immediato, più gratificante e meno impegnativo; la fede invece richiede un lungo cammino di maturazione. I due pellegrini di Emmaus sono ricompensati per il loro gesto di accoglienza e riconoscono Gesù “nello spezzare il pane”: dall’ascolto e dalla carità arrivano alla fede, la quale poi per sua natura è contagiosa verso i fratelli.
† Alberto