Io sono la luce del mondo

Domenica 19 marzo – IV di Quaresima
(1Sam 16,1.6-7.10-13; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41)

La guarigione del cieco e il cammino di fede da lui compiuto fino a “vedere” il Messia sono l’occasione per Gesù di rivelarsi come “La luce del mondo”. Noi cristiani siamo uniti a Cristo risorto, luce del mondo, con il sacramento del battesimo, e l’illuminazione della nuova vita è indicata dalla consegna della candela accesa dal cero pasquale.
1. Perché in lui siano manifestate le opere di Dio. A differenza di altri miracoli, questa guarigione avviene attraverso un rito, un segno esteriore che indica una realtà spirituale. Gli occhi del cieco prima sono chiusi del tutto con il fango, poi si aprono quando vengono lavati. Certamente non è stato il fango a guarire il cieco, e neppure l’acqua di Siloe, ma la parola di Gesù e la fede. Abitualmente la grazia di Dio passa attraverso segni sacramentali visibili, però a volte è imprevedibile, perché Dio è libero nel suo agire.
2. Noi siamo discepoli di Mosè! Il riferimento a Mosè è chiaro indizio di accecamento su un doppio binario. Da una parte emerge l’accecamento passivo di chi non vuole credere, e dimostra attaccamento cieco a persone ritenute ‘carismatiche’ o a teorie fatte passare per scientifiche. Dall’altra parte c’è l’accecamento attivo provocato da chi si spaccia per profeta e si sostituisce alla persona stessa di Gesù. Ci sono purtroppo manipolatori di coscienze che impongono verità personali e scelte prestabilite a chi si fida di loro. A costoro, anche se sono membri della Chiesa, si applicano bene le parole di Gesù: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”. Certi stili di vita non sono modellati sullo spirito del vangelo, ma creati a misura sulla persona del fondatore, e chi casca nella rete è obbligato a seguire ciecamente le regole del branco. L’atto di fede è verso Dio, non verso coloro che si spacciano come i profeti di turno, e le scelte di ciascuno dipendono dalla sua coscienza personale.
3. Credo, Signore! Come aveva aspettato la Samaritana al varco, così Gesù cerca il cieco guarito per offrirgli il dono della fede. Il cammino compiuto dal cieco guarito dovrebbe essere l’esperienza di tutti coloro che si avvicinano alla fede: essa è frutto di un incontro personale con il Signore che ci cerca, ci trova e ci rivela un messaggio di fiducia, di fraternità, di speranza. È lui che prende l’iniziativa e ci rivela un amore che ci precede e ci accompagna affinché anche noi possiamo fare le nostre scelte di vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo una grande promessa di pienezza e apriamo gli occhi verso un futuro diverso. L’incontro può essere agevolato dall’opera di missionari, da persone elette che ispirano fiducia, a volte anche da avvenimenti particolari: se non abbiamo pregiudizi, tutto contribuisce al nostro incontro con Gesù, sia le cose buone sia anche le contrarietà.

† Alberto