L’opportunità dei  corridoi umanitari

A Massa, nel chiostro della Cattedrale la mostra “Anatomia di un’accoglienza”

In numerose zone del mondo cercare di uscire dal proprio Paese per trovare migliori condizioni di vita, oltre che difficile, è pericoloso. Si devono infatti affrontare viaggi “improvvisati”, gestiti da bande criminali, e il percorso diventa spesso un’odissea, difficilmente con un lieto fine. Secondo il Rapporto Immigrazione 2022, il numero di migranti internazionali è stimato in 281 milioni (pari al 3,6% della popolazione mondiale): di questi, quasi due terzi sono migranti per lavoro.
La principale causa dell’aumento del numero complessivo di persone che si trovano costrette a vivere in un Paese diverso dal proprio sta nell’aggravarsi del numero di zone di crisi (guerra, carestie…), che nel 2022 per la prima volta nella storia hanno fatto superare la soglia di 100 milioni di migranti forzati, con un notevole incremento rispetto alle stime degli anni precedenti. Di fronte a tali numeri, l’opportunità del progetto dei corridoi umanitari, rappresenta un’alternativa legale e sicura ai viaggi della disperazione; sono infatti vie legali e sicure di ingresso in Europa, in particolare, in Italia.
La mostra che è stata inaugurata lo scorso 10 febbraio nel chiostro della Cattedrale di Massa, intende raccontare questa esperienza, documentando l’ingresso e l’integrazione nel nostro Paese di 500 rifugiati accolti in 45 diocesi italiane: l’esposizione è costituita da 35 pannelli che danno conto di uno studio iniziato nel 2018 che descrive non solo l’ingresso, ma anche il processo di accoglienza e di integrazione che ha aiutato queste persone a fuggire dall’inferno dei paesi di provenienza. Intitolata “Anatomia di un’accoglienza” la mostra è stata presentata nel corso di una conferenza stampa dove erano presenti il vescovo Mario, assieme al direttore di Caritas diocesana, Almo Puntoni, la direttrice di Migrantes Toscana, Sara Vatteroni, il presidente diocesano dell’Azione Cattolica, Marco Leorin.
Alla conferenza è intervenuta anche Benedetta Panchetti, ricercatrice presso la Notre Dame University (Indiana, USA) e curatrice della mostra, mentre ha portato la sua testimonianza Buhran Jamal, architetto afgano giunto in Italia tramite un corridoio umanitario lo scorso 24 novembre, di cui ha raccontato la vicenda Elisabetta Guenzi, referente di Caritas diocesana per i corridoi umanitari. In quella circostanza, infatti, sono giunti in Italia 152 afgani per ricominciare una nuova vita: l’Afghanistan infatti è uno dei paesi più poveri al mondo e si trascorre un’esistenza difficile, spesso pericolosa, dal momento in cui i talebani sono tornati al potere nel 2021.
Buhran, sposato con tre figli, adesso vive a Carrara e ha ringraziato Caritas e gli italiani per l’accoglienza e per l’opportunità che gli sta offrendo. Nel corso della conferenza stampa è inoltre emerso come il fenomeno migratorio costituisca uno degli aspetti fondativi che vanno a comporre il multiforme “volto” del continente europeo, rappresentando un fattore che ne delinea l’identità storica, culturale e politica. Le attuali disposizioni normative in tema di migrazioni nei paesi europei propendono infatti per una logica restrittiva, puntando alle esigenze della sicurezza e della limitazione degli ingressi, a scapito della vita delle persone, mentre aumentano i viaggi irregolari e i rischi, in un circolo vizioso che alimenta i “guadagni” dei trafficanti di esseri umani. La mostra “Anatomia di un’accoglienza” intende dare uno spaccato di questa realtà dei corridoi umanitari, condizione imprescindibile per l’inizio di storie di accoglienza (da parte di chi è in Italia) e di integrazione (da parte di chi arriva nel nostro Paese).
Questa esposizione nasce da quattro anni di osservazione dai corridoi umanitari gestiti da Caritas Italiana e per ogni pannello di cui si compone, intende raccontare uno spaccato della vita di coloro che hanno lasciato le loro terre per affrontare il mondo, alla ricerca di migliori condizioni di vita. Una mostra che “si gioca” anche sul digitale, non solo tramite il sito humanlines.org ma grazie anche ad un codice QR presente su ogni pannello, che consente l’accesso a ulteriori contenuti audio e video. «A riguardo dei corridoi umanitari – ha detto il vescovo Mario – vengono alla mente le parole che papa Francesco ha dedicato al tema dei migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare»
«Si tratta di piccoli segni – ha continuato – per coltivare una fratellanza universale, a dispetto di chi ha un’idea di patria e di Stato escludente, quando tutti alla fine siamo pellegrini di questa terra». “Anatomia di un’accoglienza” , presente nel chiostro della Cattedrale per tutto il mese di febbraio, rappresenta una possibilità di conoscenza e di informazione, dimostrando come sia possibile accedere alla Protezione Internazionale senza essere costretti a rivolgersi ai trafficanti di esseri umani ed intraprendere così viaggi pericolosi, talvolta mortali.

Davide Finelli