La sfilza di ‘S’ dovuta all’affermarsi del cielo sereno ha stuzzicato la curiosità: da quanto non capitava una sequenza di otto giorni in prevalenza sgombri da nubi? L’indice di nuvolosità media giornaliera, infatti, si è mantenuto fra 0 e 2/10 fin da lunedì 6, ragion per cui, con martedì 14, si arriverà a 9 giornate consecutive di prevalente cielo azzurro da mane a sera e pure la notte.
Entrando poi nel merito dell’evoluzione meteorologica della settimana in esame, è da precisare che la scarsa mutevolezza dello stato del cielo non significa che lo sia stato il tempo nel suo complesso, tutt’altro! Se è vero che di nubi se ne sono scorte poche, va scandito il succedersi delle giornate in base a tutti gli altri elementi climatici e fenomeni annessi.
Si è cominciato con il vento, divenuto sempre più rigido e che ha soffiato tenendo basse le temperature soprattutto di giorno, come non capitava da due anni (metà febbraio 2021); in quell’occasione, l’aria fu anche più cruda rispetto all’avvezione appena conclusasi. Senza giungere a velocità ragguardevoli, ma comunque gagliarda e a forti raffiche, la tramontana non ha dato tregua fino a tutto giovedì 9, distintosi per le ore diurne dal clima più pungente a motivo dell’origine della massa d’aria, contro la quale il sole, pur splendendo, non può praticamente nulla.
La temperatura, la notte tra giovedì e venerdì, è scesa sotto zero anche in presenza di vento, indice della buona qualità del freddo arrivato dalle lontane contrade nordorientali europee. Le altre temperature minime più basse (in tabella da -3/-4°C in giù), si sono registrate in condizioni di calma di vento e sono dovute al determinante contributo venuto dall’irraggiamento: non sono direttamente confrontabili con quelle realizzatesi nel corso dell’avvezione e/o in condizioni di agitazione atmosferica.
Venerdì 10, pur persistendo il vento da Nord, lo stesso si è mutato in foehn, ancora abbastanza freddo, ma con temperature massime in sensibile ripresa rispetto a giovedì con un guadagno di circa 7 gradi. L’aria è andata disseccandosi ulteriormente e pertanto, dopo il tramonto, venuto a cessare il vento e al cospetto del cielo stellato, la caduta dei termometri è stata senza freni.
A seguire, tacendo il vento o insorgendo appena un tenue regime di brezza, le escursioni termiche fra il primo mattino e il primo pomeriggio si sono ampliate ovunque, anche laddove erano rimaste più contenute.
Le gelate, dapprima asciutte a motivo del vento o della secchezza dell’aria, sono tornate a unirsi via via ad un maggior deposito di brina con l’aumento dell’umidità relativa nelle ore tardo serali, notturne e mattutine. In evoluzione è apparsa anche la visibilità, perfetta fra venerdì e sabato e poi un poco scalfita da aerosol e dalla ripresa di leggere foschie.
Totale, poi, il contrasto dell’andamento termico fra rilievi montuosi e sottostanti vallate: sui primi, specie sui più alti crinali, giornate di rigore estremo (con -10/-13°C pressoché costanti e resi insoffribili da venti tempestosi) hanno ora ceduto il posto a condizioni semiprimaverili con aria mite anche la notte; d’altro canto, nelle valli e in pianura, dove la fase di piena avvezione non è mai così rude grazie alla bassa quota, il depositarsi graduale dell’aria rigida affluita si mantiene a fine periodo ancora per diverse notti con gelate ‘da inversione’.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni