Giornata del Malato: vicini a chi è nella sofferenza  sull’esempio di san Francesco

A Massa e a Pontremoli, il vescovo fra’ Mario alle celebrazioni della Giornata del malato

Il vescovo Mario celebra la S. Messa nel santuario dei Quercioli nella XXXI Giornata Mondiale del Malato

A Massa, nel Santuario dei Quercioli gremito di fedeli, il vescovo Mario ha celebrato la S. Messa nella XXXI Giornata Mondiale del Malato che si festeggia l’11 febbraio, nel giorno della memoria liturgica della B.V. di Lourdes, a ricordo delle apparizioni del 1858, ad una ragazza di nome Bernadette Soubirous, nei pressi di una grotta, ai piedi dei Pirenei.
“La grotta di Lourdes – ha detto il vescovo Mario nell’omelia – è uno dei segni che Dio consola gli afflitti e gli ammalati, e il Santuario che ne è sorto ci parla della sollecitudine e della cura verso i malati e i sofferenti, per chiedere la salute del corpo e dell’anima”.
Alla presenza delle associazioni che si occupano di assistenza degli ammalati, la celebrazione è iniziata con il saluto di don Cesare Cappè, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale della Salute, che ha sottolineato come la presenza della Chiesa nel mondo della sofferenza e della malattia sia qualificante e necessaria, perché segno di una autentica testimonianza cristiana. “Compito della Pastorale della Salute – ha sottolineato don Cappè – è quello di creare le condizioni perché la fede illumini i vari ambienti nei quali operiamo: le parrocchie, le famiglie, le corsie degli ospedali, le case di riposo”.

Fra’ Mario con don Graziano Galeotti nella celebrazione nella chiesa di San Lorenzo (già dei Cappuccini) a Pontremoli

In questo senso, l’Ufficio è impegnato nel compito di umanizzazione delle strutture e del personale, di aiutare i familiari a vivere la prova della malattia con spirito cristiano, nella consapevolezza che il Signore Gesù non solo guarisce, ma salva. La malattia assieme alle sofferenze e ai disagi che ne discendono, sono parte integrante dell’esperienza umana, non solo in termini individuali o personali che ciascuno può vivere, oppure ha vissuto, “sulla propria pelle”, ma soprattutto in un’ottica familiare o comunitaria. La presenza infatti di un ammalato, in famiglia oppure in parrocchia, rappresenta un invito alla fraternità e al camminare insieme perché, come ha scritto papa Francesco nel Messaggio per la Giornata del Malato, la malattia “può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione”.
Da questo punto di vista il Pontefice ha indicato una sottolineatura di particolare significato, soprattutto nel pieno del Cammino sinodale, “perché proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”.

L’assemblea dei fedeli a Pontremoli

Tema della XXXI Giornata mondiale del Malato era “Abbi cura di lui”, raccomandazione contenuta nella parabola del buon Samaritano, icona biblica di riferimento, cui l’enciclica Fratelli Tutti fa eco quando dice che “la parabola indica con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune”.
Anche il vescovo Mario ha fatto riferimento a questo episodio nella sua omelia invitando ad entrare nella sofferenza e nel disagio degli altri: “in quella locanda nella quale il viandante viene rifocillato e ristorato, ci sono simbolicamente tante delle associazioni che si prendono cura dei malati e dei sofferenti, la cui missione è di essere testimoni, come Gesù che ha vissuto in prima persona la dimensione della sofferenza”. Il vescovo poi ha voluto riprendere alcuni episodi della vita di san Francesco, perché emblematici dell’attenzione verso chi è malato e sofferente. Essendo i frati itineranti e senza fissa dimora, spesso si ammalavano: in questo caso, è bene che la missione non continui e che i frati si mettano a servizio del confratello che è ammalato. Così come se la malattia di protrae nel tempo, è necessario trovare qualcuno che si occupi della cura e della guarigione definitiva della persona.
Mons. Vaccari, infine, ha fatto riferimento alle stigmate che san Francesco ha ricevuto alla Verna: “sono il segno della sofferenza a motivo del Signore e insieme a Lui, perché, come diceva san Paolo, ha completato nella sua carne cioè che mancava ai patimenti di Cristo”. Parole impegnative ma che ci aiutano a vivere “portando gli uni i pesi degli altri”, nell’ottica della vita piena che il Signore promette a chi si “ferma” a prendersi cura della vita degli altri.
La Giornata del Malato ricorda che gli ammalati sono al centro del popolo di Dio, che avanza insieme a loro come profezia di un’umanità in cui ciascuno è prezioso e nessuno è da scartare.

(df)