Ottobre, mese della missione

La Giornata Missionaria mondiale, che celebreremo domenica 23 ottobre, ci porta a riscoprire il valore della missione che appartiene ad ogni cristiano. Appuntamento che trova il suo fulcro nel messaggio di Papa Francesco: “Di me sarete testimoni” (At 1,8). Come Cristo è il primo inviato del Padre e suo fedele testimone, così ogni battezzato è chiamato ad annunciare la buona notizia della resurrezione di Gesù, salvezza dell’umanità.
La Chiesa di Cristo è stata, è e sarà sempre “in uscita”, verso nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni di confine per realizzare, come insegna il Concilio Vaticano II, la “missio ad gentes”. Una responsabilità enorme, sorretta, però, dalla grazia, dalla forza e dalla sapienza dello Spirito Santo, che hanno sempre sostenuto anche i tanti missionari lunigianesi, che hanno speso e continuano a spendere la loro vita ad ogni latitudine per ridare dignità ai fratelli vittime di ingiustizie.
Nella consapevolezza che siamo nel tempo dell’attesa, poi ci sarà quello del “compimento”, quando Cristo si manifesterà nella gloria. Il Santo Padre rimarca l’uso del plurale per indicare il carattere comunitario della chiamata. La missione si fa insieme, in comunione con la Chiesa. Il missionario non va a mostrare le sue doti o qualità persuasive, ma condivide la gioia di annunciare il Vangelo, come fecero i primi apostoli.
L’esempio di vita cristiana e l’annuncio della lieta novella vano insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere realmente missionaria, in ogni ambiente. Non c’è bisogno di andare in terre lontane; ciascuno di noi può essere missionario dove vive, opera, lavora. Si è concluso da poco, a Milano, il Festival della Missione, che ha coinvolto religiosi, religiose, sacerdoti fidei donum, laici, associazioni, movimenti impegnati in quel settore. L’ascolto delle loro vite, disseminate di opere di bene, risveglia in noi la disponibilità ad unirci alla missione universale della Chiesa.
Tutti abbiamo a cuore un mondo migliore, più equo e solidale per cui a ciascuno di noi il compito di mettere in gioco i talenti ricevuti per farli fruttificare. Troppo spesso il nostro battesimo rimane una data sbiadita, dimenticata, quindi, sterile.
È Gesù che dà all’esistenza un dinamismo nuovo, ma occorre rimparare la grammatica del Cristianesimo. Manzoni diceva che “la vita, immenso dono, non è destinata ad essere un peso per molti ed una festa per alcuni”, per cui siamo tutti “inviati” non per “fare” la missione, ma per viverla. Non per dare testimonianza, ma per essere testimoni convinti, credibili, gioiosi del Risorto.

Ivana Fornesi