L’attacco russo alle città dell’Ucraina

La risposta di Putin ai successi di Zelenszky e a quelli che in patria lo criticano

Il centro di Kiev colpito dai bombardamenti russi. ANSA/US POLIZIA UCRAINA/SIR

Dopo la riconquista di una parte dei territori persi nei mesi scorsi e dopo gli attentati ai gasdotti Nord Stream 1e 2 nel mar Baltico (addebitati a Putin) e al ponte di Kerch in Crimea (voluto da Zelensky), l’Ucraina è di nuovo sotto attacco senza riguardo al genere di obiettivo preso di mira dai missili russi. Di nuovo bombe, esplosioni, interruzioni di elettricità ovunque; persone al riparo nei rifugi, in casa, sul posto di lavoro, nei sotterranei della metropolitana. Dopo mesi di relativa calma, verso le 8 di lunedì 10, le bombe hanno di nuovo preso di mira la capitale Kiev, assieme ad altre città come Leopoli, Dnipro, Vinnytsia, Zaporizhzhia, causando (bilancio provvisorio) otto morti e 24 feriti.
Una delle esplosioni è avvenuta nel quartiere di Pechersk, dove si trova l’edificio del Servizio di sicurezza ucraino ma è stato colpito anche un parco giochi per bambini al centro di Kiev. Secondo quanto riferito da Kiev al Sir da parte di Cristina Makar – 22 anni, operatrice salesiana del ViS (Volontariato internazionale per lo Sviluppo) – fonti ufficiali affermano che sarebbero stati lanciati 75 razzi su tutto il paese e 41 sarebbero stati neutralizzati dalla difesa ucraina; presi di mira persone (in movimento per recarsi al lavoro) e impianti energetici. La capitale si è bloccata e lo stesso vale per le altre città.
La reazione di Putin ha due significati, dichiara al Sir il giornalista Fulvio Scaglione, in passato corrispondente da Mosca per testate cattoliche italiane e profondo conoscitore della realtà russa. “Il primo è il più palese: una vendetta per l’attentato al ponte della Crimea. Il secondo è che con questa serie di attacchi Putin risponde anche a chi – guardia nazionale e ambienti dei servizi segreti – in patria lo critica perché vorrebbe una guerra senza giri di parole. Secondo il giornalista, da questo inasprimento dell’atteggiamento russo potrebbe derivare una nuova escalation di attacchi.
Mentre gli Usa parlano di necessità di negoziato per evitare l’attacco atomico, aggiunge Scaglione, l’Europa appare incapace di produrre e promuovere una qualche iniziativa di composizione o di arresto del conflitto, questo sia a livello Ue che di singoli Stati. Il che è un paradosso perché dovrebbero essere i primi interessati a una tregua, se non a una pace, vista la vicinanza geografica con i luoghi del conflitto. Quanto a Putin, secondo il giornalista, “non rischia molto”.
È sempre più forte la richiesta interna di avvicendare i vertici militari, a cominciare dal ministro della Difesa, “ma non può farlo proprio perché sarebbe come ammettere che l’operazione militare speciale è fallita. Quindi, conclude Scaglione, in qualche modo, difendendo loro Putin difende se stesso. Il che vuol dire che c’è una pressione nei suoi confronti che non può più ignorare”.

(Agensir)