“Facciamo respirare l’aria sana della pace!”

L’appello del Papa all’Angelus, in un quadro mondiale sempre più complesso e diviso

Papa Francesco all’Angelus (Foto Vatican Media/SIR)

“Per favore, facciamo respirare alle giovani generazioni l’aria sana della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia!”. Non si sa quanto il grido di Papa Francesco possa essere accolto. È l’ora dell’Angelus in Piazza San Pietro. L’invocazione all’aria sana della pace avviene dopo un appello rivolto a Putin e a Zelensky per “scongiurare il rischio di un’escalation nucleare che fa’ temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche a livello mondiale”. “Il mio appello – ha spiegato – si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte”.
“D’altra parte – ha continuato il Papa – addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace”. E c’è un invito pressante ai responsabili del mondo: “A tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle nazioni chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo”. Se il Papa, di solito molto prudente per evitare di gettare benzina sul fuoco, ha deciso di intervenire è perché in questi giorni la situazione bellica sta toccando confini estremamente pericolosi.

“Stop the war now”, Carovana della Pace in Ucraina (fonte: https://www.stopthewarnow.eu/)

Sul terreno della guerra convenzionale Putin sta mostrando tutti i limiti di armamenti superati. La resistenza ucraina ha mostrato capacità imprevedibili e sta riconquistando porzioni di territorio. Proprio per questo Putin ha mostrato i muscoli e, con i referendum-farsa, ha annesso alla Russia le regioni di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk. Nell’occasione lo stesso Putin ha firmato un documento in cui spiega la sua dottrina sulla deterrenza nucleare nel caso di presenza di minacce alla Russia e anche alla “sovranità e integrità territoriale dello Stato”.
Visto che le quattro regioni ora, secondo Mosca, fanno parte del territorio russo… Nessuno ha riconosciuto, neanche la Cina, la validità dei referendum e quindi dell’annessione. L’operazione di Putin è stata piuttosto improvvida e, di fatto, lo ha isolato dal resto del mondo.
La cosa si è resa evidente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu in cui la Russia ha dovuto ricorrere al suo diritto di veto per bloccare la risoluzione di condanna all’annessione delle regioni ucraine occupate dal Cremlino. Tutti i membri del Consiglio erano contrari con l’astensione della Cina che ha preso le distanze dai suoi “alleati”. Anche se Erdogan, in questi giorni cerca di essere protagonista della ricerca di un dialogo per evitare l’uso delle armi nucleari, di cui non si dovrebbe neppure parlare, il vero deterrete resta proprio la Cina, insieme ai Paesi del Brics: Brasile, Russia India, Cina e Sudafrica. Non è un mistero che la diplomazia cinese da almeno due decenni cerchi di organizzare il blocco con i Paesi emergenti per arginare lo strapotere occidentale guidato dagli Usa.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di accensione della Lampada di San Francesco, martedì 4 ottobre.
(Foto Paolo Giandotti – Ufficio Stampa Presidenza della Repubblica)

Anche nel recente incontro di Samarcanda i rapporti tra i due leader sono stati piuttosto freddi. In questi anni India e Cina hanno avuto uno sviluppo oltre le attese, mentre la Russia già da tempo rallentava la sua crescita. Già la pandemia aveva creato qualche problema, ma l’invasione in Ucraina con le sanzioni e con la crisi economica che si sta allargando soprattutto nel mondo occidentale, non piace ai cinesi che vedono contrarsi i loro mercati col rischio di forti contraccolpi interni. Di fatto in questo momento tutto il mondo è contro Putin. La minaccia dell’uso delle armi nucleari strategiche più volte evocata pensando di terrorizzare il nemico provoca, purtroppo, irrigidimenti nel fronte opposto. “Al consiglio di sicurezza dell’Onu tutti dovrebbero dire alla Russia di interrompere la minaccia nucleare”, aveva chiesto il segretario di Stato americano e così, più o meno, è stato.
A partire dal segretario generale dell’Onu António Guterres che ha detto: “L’idea di un conflitto nucleare, un tempo impensabile, è oggi evocata da alcuni. Già questo è inaccettabile”. Guterres ha anche chiesto che si individuino le responsabilità se crimini di guerra sono stati commessi in Ucraina. Un’istanza prioritaria anche per Kiev che col suo ministro degli esteri, Dmytro Kuleba, rilancia: “Non ci sarà pace senza giustizia. Sottolineo che nessuno dei crimini russi in Ucraina sarebbe stato possibile senza la criminale aggressione contro l’Ucraina commessa dalla leadership russa. Non può rimanere impunita e l’unico modo possibile per processare il presidente Putin e il suo entourage è istituire un tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina”.
La richiesta del ministro ucraino è comprensibile, ma non è questa la strada per la pace. Questo è il momento della diplomazia e della ricerca del dialogo a tutti i costi. Un Putin alle corde rischia di diventare ancora più incontrollabile. Il problema grosso del momento è cercare di salvaguardare i diritti inalienabili dell’Ucraina e cercare un’uscita “onorevole” per Putin. Altrimenti si rischia veramente la catastrofe.

Giovanni Barbieri