A Pontremoli Chiara Angella ha presentato il suo terzo romanzo

La rilassante quiete delle Stanze della Rosa ha ospitato la presentazione della terza fatica letteraria di Chiara Angella, la nostra concittadina attualmente più famosa nel panorama internazionale per la sua attività di cantante lirica, che da qualche anno ha voluto cimentarsi nella attività di scrittrice di thriller, con riscontri di tutto effetto. Il nuovo volume, “I colori di Feng”, Qui Edit, che l’autrice ha dovuto presentare personalmente per alcune emergenze, è il terzo di una serie impostata sulla figura di Jessica Palm, guarda caso una soprano, che si trova a girare il mondo proprio per interpretare personaggi di grande impatto nel panorama operistico. L’interessante storia, di sicuro effetto, è tutta impostata sul “Trovatore” di Verdi, da mettere in scena addirittura ad Honk Kong e permette un contatto del tutto particolare con la porta d’Oriente, che assume un significato nuovo anche per chi non l’abbia visitata. Lo ha evidenziato Silvio Zanon che ha introdotto all’analisi critica della serata.
Al di la della vicenda, tutta da leggere, proprio per la sua peculiarità, è la indubbia crescita dell’autrice, che, romanzo dopo romanzo, sta rivelando doti sempre più significative di narratrice, che vanno al di là del senso della storia. Lo ha messo in evidenza Luciano Bertocchi che ha insistito proprio sulla particolarità dell’autrice di sapersi proporre in maniera ogni volta più concreta e coinvolgente, riuscendo a dare al racconto un fascino sempre nuovo che la protagonista riesce ad interpretare in maniera arguta ed intrigante, nonostante la storia, contrariamente ai vezzi del presente, non proponga nulla di violento o deviante.
Gianni Beschizza, con la solita competenza, ha ricostruito il mondo del “Trovatore” per collocare nel modo dovuto la trama del thriller nel complesso mondo dell’opera verdiana che, a suo modo, si rivela il tracciato giusto per dare significato ad un racconto a suo modo molto complesso, ma alla fine del tutto rasserenante a differenza del dramma verdiano.
Un appuntamento che i pontremolesi forse hanno sottovalutato, a dimostrare quella scarsa sensibilità che molti dei nostri devono subire a scapito di altre attenzioni, sulla carta del tutto inutili e di solo valore commerciale, a dire che se vogliamo tornare a crescere dobbiamo reinventarci, soprattutto dando spazio ai nostri valori e non solo a quelli degli altri che, alla fin fine, nulla ci portano di concreto, ma solo un’inane apparenza!