Il potere logora  chi ce l’ha?

Il caso ha voluto che Francia e Colombia si siano trovate, domenica scorsa, di fronte a consultazioni elettorali i cui risultati potrebbero segnare in modo deciso il futuro prossimo di quei due Stati. Per la Francia, si è trattato di elezioni per i seggi in Parlamento; in Colombia, invece, si è votato per la scelta del presidente tra il vincitore del primo turno, Gustavo Petro, candidato di sinistra dell’alleanza Pacto Historico e il suo contendente Rodolfo Hernandez, leader populista della Liga de Gobernantes Anticorrupción.
Domenica sera, all’uscita degli exit poll, Emanuel Macron si è trovato di fronte ad una vera e propria disfatta: “solo” 246 seggi, quando per la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale ne sono necessari 289. Di grande successo, invece, si può parlare per la sinistra di Nouvelle Union populaire écologique et sociale (Nupes), guidata da Jean-Luc Mélenchon (142 seggi) e soprattutto per la destra estrema di Rassemblement national (RN) di Marine Le Pen: 89 seggi da 8 che ne aveva.
I commentatori hanno parlato di cambiamenti epocali nella politica francese, con i partiti storici scomparsi o quasi dalla scena. Marine Le Pen ha avuto buon gioco nel cavalcare un malcontento basato più sulla protesta viscerale che sul ragionamento politico, un po’ la stessa cosa che, sul versante opposto, ha saputo fare Mélenchon. In tal modo, Macron si è trovato nell’impossibilità di erodere consensi sia verso destra che verso sinistra ed è stato il disastro. Ora dovrà provare ad ottenere una qualche forma di “aiuto” dai Républicains di Christian Jacob (attorno ai 70 seggi); una collaborazione che, se pure dovesse realizzarsi, non sarà senza costi per il presidente.
A ridimensionare il tutto ci pensa l’astensionismo, che ha toccato il 53%, un dato che relativizza il risultato del voto per tutte le forze politiche in campo.
Completamente diverso lo scenario in Colombia, dove i risultati del ballottaggio hanno confermato la tendenza attualmente in atto in America Latina dei successi per i candidati di sinistra. Progressista, ex militante non combattente dell’organizzazione di estrema sinistra M19, Gustavo Petro (vincitore con il 50,5% dei voti), nel suo primo discorso ha assicurato che non tradirà “le promesse fatte agli elettori” e ha confermato di voler realizzare “un cambiamento reale” per la Colombia. Ha, però, anche chiarito che non ci sarà vendetta nei confronti dei suoi oppositori e, volendosi distinguere dal regime del Venezuela, ha promesso “pluralismo economico”.
Contesti molto diversi, che sono avvicinati dalla protesta nei confronti di chi gestisce il potere da più o meno lungo tempo e dalla voglia di scegliere cambiamenti, anche quando questi potrebbero rappresentare un salto nel vuoto, come nel caso della Francia.

Antonio Ricci